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mercoledì, 13  ottobre 2021



08:35:00
Presentata la guida: “Puglia in viaggio nella Memoria”. Presente Barletta
Tra i luoghi dell'Antifascismo, della Resistenza e dell'Accoglienza



E’ stata presentata la guida “Puglia In Viaggio nella Memoria”, risultato di un ampio progetto di ricerca, affidato da Pugliapromozione all’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Il fine è quello di recuperare e valorizzare i luoghi della memoria legati a eventi ed episodi accaduti in Puglia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, uno dei momenti cruciali della storia nazionale del secolo scorso.

La costruzione di una mappa della memoria, che restituisca alla intera comunità pugliese aspetti significativi del passaggio dalla guerra alla pace e da un regime dispotico ad una società libera, è alla base di questo viaggio del ricordo che pone l’accento su alcuni fenomeni storici che hanno caratterizzato la Puglia del secolo scorso: Antifascismo, Resistenza ed Emigrazione. Il territorio pugliese si caratterizzò tra l’altro per l’istituzione di campi di concentramento in cui furono reclusi ebrei italiani e stranieri, slavi delle aree di confino, oppositori del regime. Un viaggio nel ricordo, dunque, con cinque itinerari, che ha anche come obiettivo quello di sviluppare in Puglia nuove forme di “turismo della memoria”, un fenomeno contemporaneo indotto dall’interesse generale nei confronti dell’identità culturale del territorio e della sua storia.

Presidente Michele Emiliano:  
“Questa guida ha ripreso le fila di una memoria che deve essere permanente e quotidiana, non può essere ripresa solo all’interno di ristrette comunità. E' la memoria di tutti coloro che seppero opporsi al fascismo, al nazifascismo, alla deportazione degli ebrei, degli zingari, alla persecuzione dei diversi, di tutte quelle situazioni nelle quali la Puglia si è distinta e che furono obliterate purtroppo, nel passato, dalle istituzioni.   Solo negli ultimi 15 anni, grazie al lavoro di tutti, abbiamo potuto ricollocare al loro posto questi eventi e dare evidenza a tutta questa storia. Oggi vogliamo che prima di tutto i ragazzi delle scuole ma anche i turisti possano vedere questi luoghi e ricordare cosa erano Turi, Santa Maria al Bagno, che cos'era il campo di concentramento di Alberobello: insomma tutti quei luoghi che nemmeno io conoscevo nel dettaglio e che grazie all’approfondimento che è stato realizzato vengono restituiti alla comunità nel suo complesso. La comunità oggi, attraverso anche questa guida e nel solco di un percorso partito molti anni fa, si riappropria di luoghi, fatti, circostanze, non come un martello da brandire contro qualcuno a favore di una parte politica contro l'altra, ma come una cultura comune. Questa necessità che l’antifascismo sia una cultura comune di tutti i cittadini è fondamentale. Se l’antifascismo diventa di parte contraddice se stesso”.

Assessore Massimo Bray :
“Sono molto contento di presentare questa guida. Un grazie va all’Istituto per la Storia dell’antifascismo e della Storia Contemporanea. Ha fatto bene il prof. Leuzzi a sciogliere l’acronimo, perché spiega bene, anche nel piccolo, il valore dì questo istituto.
Ha ricordato chi ha voluto questo istituto, un grandissimo intellettuale del Mezzogiorno come Tommaso Fiore.
La guida è importante per il valore storico ma anche per l’attualità.  Perché quando nell’articolo 9 della Costituzione si riconosce la tutela del patrimonio storico e artistico, il patrimonio, come diranno i padri costituenti, è anche la memoria storica che deve essere di tutti, ma anche un patrimonio che deve vivere. Lo diceva Aldo Moro, uno dei padri costituenti che scrisse l’articolo 9.
Cinque itinerari importanti: sono storie di dolore e disumanità, ma anche di resistenza e volontà di difendere i diritti di libertà e democrazia.
È stato già detto di come abbiamo ricordato con il Presidente della Repubblica, i 100 anni di Di Vagno dal 1921: alcuni di questi luoghi della guida hanno accolto dei veri e propri eroi della democrazia.
Pensiamo a Turi dove sono passati Gramsci e Pertini, ma pensiamo anche al quinto di questi itinerari, quello del Basso Salento, dove tra la fine del 43 e gli inizi del 47, la Puglia si trasforma in un vero e proprio immenso campo profughi.
Ora tutto questo mi spinge a pensare che bene ha fatto Pugliapromozione, e ringrazio veramente tutto il personale che ha lavorato intorno a questo progetto, perché noi crediamo che un prodotto del turismo in Puglia debba essere rivolto alla valorizzazione culturale. Perché sarà una scelta che permetterà a tutti i turisti di capire come gli uomini e le donne della Puglia abbiano sempre lottato per la difesa della libertà”.

Vito Antonio Leuzzi, Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea (IPSAIC)
“Nella costruzione di questi sentieri della memoria si è posto l’accento su alcune caratteristiche paesaggistiche, artistiche e culturali del territorio regionale, che consentono al visitatore di cogliere anche le specificità geo-antropiche delle diverse aree: Murgia dei Trulli e Murgia Ionica, Appennino Dauno, Gargano e l’estrema propaggine del Basso Salento. Nella ricognizione dei luoghi, corredata dalle parole di alcuni scrittori e saggisti, tra cui Antonio Gramsci, Benedetto Croce, Filippo Turati, Tommaso Fiore, Pasquale Soccio, Luigi Corvaglia, e da una ricca e inedita rappresentazione fotografica e documentaristica, si evidenziano aspetti fondamentali di una forte identità storico-sociale e culturale della Puglia. Con questa guida si tenta di rispondere anche all’esigenza di salva- guardare la memoria, nella convinzione che la sua trasmissione possa aumentare la consapevolezza di ciò che è accaduto, trasformando la storia in storia comune, rendendola sentire condiviso e aspetto fon- dante dell’identità collettiva”.

  I Cinque itinerari
Nel primo itinerario “Bari, Dal crollo del regime alla liberazione”, punto di partenza è il centro del capoluogo pugliese, con il suo Teatro comunale intitolato a Niccolò Piccinni, che tra il 1943 e il 1944 fu il baricentro della ripresa della vita politico-istituzionale musicale e teatrale dell’Italia libera. Nel Piccinni si svolse, nel gennaio 1944, il Primo Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale. Il percorso continua in via Dante, con la libreria Laterza, luogo simbolo della resistenza culturale al regime fascista, e in piazza Umberto I con il Monumento ai Caduti della strage del 28 luglio 1943. Si fa tappa poi al Porto e nella Città vecchia per recuperare la memoria della Resistenza del 9 settembre 1943. Si torna nel cuore del quartiere murattiano, con il Palazzo delle Poste, attaccato dai nazisti in fuga. Chiudono l’itinerario il campo di concentramento militare per prigionieri di guerra “Torre Tresca”, trasformato dopo l’armistizio in centro di accoglienza e smistamento di profughi, e il Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, inaugurato nel 1967, uno dei punti di riferimento più importanti della memoria tra le due guerre e, in particolare, dell’ultimo conflitto mondiale.

Secondo  itinerario, Murgia dei Trulli e Murgia Ionica
Fascismo, campi di concentramento e violenze della Wehrmacht.
Partendo da Bari, in direzione sud-est, a circa 30 chilometri ci si imbatte nella Murgia dei Trulli, una delle aree più caratteristiche della struttura geo-antropica della Puglia, con un paesaggio agrario ricco di colture arboree, nonché dei trulli. Nel territorio di Gioia del Colle, a Marzagaglia, il primo luglio del 1920 si consumò una delle prime stragi in Italia contro il movimento contadino in lotta per condizioni migliori di vita e di lavoro; a Conversano, dopo la conquista socialista del Comune e, in particolare, dopo l’elezione di Giuseppe Di Vagno al Parlamento nel maggio 1921, iniziò una violenta reazione delle squadre fasciste di combattimento nei confronti del deputato socialista, che culminò con il suo assassinio il 25 settembre dello stesso anno. A Turi furono reclusi esponenti significativi dell’opposizione antifascista, anarchici, socialisti, comunisti; in particolare, Antonio Gramsci e Sandro Pertini. In questo viaggio della memoria balzano all’attenzione due campi di internamento fascisti, per ebrei italiani e stranieri di diversa nazionalità e per “ex iugoslavi” delle aree di con no, collocati nelle vicinanze di Alberobello e di Gioia del Colle. Verso la Murgia Ionica, a Castellaneta e nel territorio di Ginosa, si verificarono altri eccidi da parte della Wehrmacht. I tedeschi in ritirata si stanziarono per un breve lasso di tempo in una masseria fortificata a San Basilio per compiere una serie di operazioni distruttive sul territorio, puntando l’aeroporto di Gioia del Colle, la ferrovia Bari-Taranto e minando le strade di comunicazione verso Matera e la Basilicata, in località Girifalco; a Castellaneta aprirono il fuoco con mezzi pesanti.
 
Terzo itinerario: Terra di Bari
Occupazione nazista, stragi e accoglienza profughi
Lungo la strada da Barletta verso Castel del Monte, nel cuore della Puglia pietrosa, in uno dei paesaggi più suggestivi della regione sotto il profilo artistico e naturalistico, attraversato dalle imponenti strutture dell’Acquedotto pugliese e dalle Ferrovie Calabro-Lucane (oggi Appulo-Lucane), si possono individuare i segni di una delle più vaste e criminose operazioni dei reparti della Wehrmacht. Il Castello edificato da Federico II di Svevia e il palazzo delle Poste di Barletta furono il teatro della violenta reazione dell’esercito tedesco alcuni giorni dopo l’annuncio dell’armistizio. Le prime ordinanze emanate in Italia dal comando supremo della Wehrmacht il 10 settembre 1943 invitarono a non avere riguardi nei confronti «delle truppe italiane asservite a Badoglio». Fu in questo contesto che si verificarono le stragi di Barletta e di Spinazzola, in località Murgetta Rossi. Altre azioni criminali dell’esercito tedesco furono commesse in particolare ad Altamura Gravina in Puglia. Furono minati ponti ferroviari, depositi d’acqua, strade d’accesso ai centri abitati, magazzini alimentari; sequestrati mezzi di trasporto pubblici e privati; emanati bandi per il lavoro coatto della popolazione maschile e passati per le armi cittadini inermi. Nelle complesse operazioni di sabotaggio nella linea di difesa Potenza-Altamura-Bari, alcuni reparti della Wehrmacht, a Bitetto, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo pugliese, la mattina del 9 settembre, mentre a Bari era in atto il tentativo di distruzione del porto, attaccarono un reparto del Regio Esercito italiano. Lungo il percorso delle Ferrovie Appulo-Lucane, sulla linea Bari-Altamura-Gravina, si verificarono diverse operazioni distruttive contro le strutture dell’Acquedotto Pugliese, depositi militari e altre infrastrutture. A Gravina in Puglia, in particolare, furono colpiti cittadini inermi e soldati sbandati. Nello stesso territorio, nelle vicinanze di Altamura, poche settimane dopo l’8 settembre 1943 fu requisito dalle Autorità alleate un ex campo di concentramento militare, utilizzato per l’accoglienza di profughi, militari e civili, provenienti dall’area balcanica.
 
Quarto itinerario: Capitanata
Devastazioni della Wehrmacht e campi di concentramento
In tutta la Daunia meridionale al confine con Basilicata, Campania e Molise, dopo l’annuncio dell’armistizio si dispiegò una sistematica e violenta azione distruttiva da parte dei reparti della Wehrmacht. A partire dal capoluogo dauno furono minati e fatti saltare ponti stradali e ferroviari, saccheggiati depositi militari e materiali della cartiera, in particolare fu distrutto il centro chimico militare “Dott. Saronio”, costruito in gran segreto nel corso della guerra, che produceva sostanze chimiche letali. Lungo il percorso degli affluenti dell’Ofanto e delle strade della transumanza si registrarono stragi e misfatti soprattutto di soldati sbandati che cercavano una via di salvezza. Le strade erbose dai monti Dauni al Tavoliere, ormai dissolte, tra cui il Tratturo Pescasseroli-Candela, che il grande storico del Mediterraneo Fernand Braudel definì di «particolare bellezza e [che] segna[va] il profondo legame tra la pianura e la Montagna», furono testimoni delle violenze degli uomini di Hitler. Masserie isolate, in contrada Valle Cannella, subirono un’orrenda strage e atti di brigantaggio. Le vie di accesso agli abitati di Monteleone di PugliaAccadiaSant’Agata di PugliaAscoli SatrianoCandela, furono minate con conseguenze nefaste di lungo periodo. Questi territori, segnati in profondità dalla guerra e da rivolte femminili contro la violenza e la miseria, come a Monteleone di Puglia nel 1942, si caratterizzarono per un ulteriore esodo verso le Americhe e verso l’Europa in tutto il secondo dopoguerra.Particolarmente colpita fu l’area costiera compresa tra Manfredonia e Vieste. Diversi altri misfatti furono compiuti dai soldati di Hitler anche a Torremaggiore e in alcune zone interne dell’Appennino, tra cui SerracapriolaCelenza Valfortore, Carlantino e Volturara. Le città lungo la costa garganica costituirono, invece, punti di riferimento per iugoslavi ed ebrei di diversa nazionalità in fuga dal terrore nazista che imperversava sull’altra sponda dell’Adriatico. Tentarono di passare le linee e di mettersi in salvo tra la costa abruzzese e quella pugliese molti profughi italiani, in particolare antifascisti liberati dai campi d’internamento: attori, scrittori, giornalisti, che ritenevano il percorso per mare più sicuro di quello attraverso la terraferma.

Quinto itinerario: Basso Salento
Profughi ed emigrati dopo l’8 settembre1943
L’inizio della veloce ritirata tedesca dalla Puglia, costellata da diffuse azioni distruttive, iniziò dal promontorio di Punta Mèliso e dalla Basilica del Santuario de Finibus Terrae, punta estrema della penisola salentina. Reparti della Wehrmacht nella tarda serata dell’8 settembre fecero saltare due postazioni militari di controllo del Canale d’Otranto, poste nei pressi del faro di Leuca. Nelle prime ore del mattino successivo, a pochi chilometri di distanza, sulle alture di Montesardo, sulla provinciale Leuca-Lecce, distrussero una potente antenna radio in grado di comunicare con l’area balcanica e con il Mediterraneo. Dal giorno successivo, il Salento rappresentò la prima area della regione completamente sgombra dai nazisti. Questo lembo di terra si trasformò dopo alcune settimane in un luogo di salvezza per molti profughi, iugoslavi, albanesi, greci, soprattutto ebrei di diversa nazionalità in fuga dal terrore nazista dall’altra sponda dell’Adriatico. Tutta la costa a Nord di Santa Maria di Leuca in direzione Otranto, tra cui Tricase Porto Santa Cesarea, e a Ovest verso Gallipoli, in particolare Santa Maria al Bagno, si trasformò, tra la fine del 1943 e gli inizi del 1947, in un immenso campo profughi gestito dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) e dalle autorità militari anglo-americane.
 


Redazione



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