"Siamo in una società liquida e le relazioni liquide hanno reso tutti più soli ed isolati, in una sorta di “delirio narcisistico dell’Io” mortificando i sentimenti di appartenenza e di comunità. Non siamo in un gioco e non ci sono altre vite per ripetere il livello, siamo responsabili di parole e azioni che compiamo, nei confronti di noi stessi e dell'altro. L'omicidio di Claudio pone una riflessione sull'imbarbarimento che dilaga nelle dinamiche relazionali dei giovani e giovanissimi delle nostre comunità".
Il presidente dell'Ordine invita tutti a riflettere sul “senso delle relazioni”. “Ripensare ai processi di formazione del personale che si occupa di famiglia, infanzia e adolescenza. Garantire sin dalla scuola dell’infanzia percorsi di educazione alla relazione e alla socio affettività, recuperare il senso del noi, costruire processi democratici in cui la squadra sia l’elemento basico. Così come lo è stata la famiglia: una squadra per garantire appartenenza, identità, sicurezza e benessere.
Occorre presidiare i territori con luoghi di aggregazione giovanile, centri di ascolto e di sostegno alle famiglie e adolescenti ed ai soggetti deboli e fragili ed intercettare ad horas il disagio. Occorre dotarsi di servizi che rendano servizi alla collettività evitando duplicazioni e spreco di risorse pubbliche. Educare allo stare insieme, al rispetto, al valore della alterità, a fronte dello scherno della diversità e delle forme di bullismo, a volte anche da parte dei rappresentanti delle istituzioni, nei confronti dei soggetti fragili. Puntare sulla prevenzione e sulla testimonianza è un obbligo”.
"La giustizia farà il suo corso con chi ha sbagliato ma le istituzioni intervengano subito per progettare la riqualificazione sociale della comunità, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi frequentati dai nostri ragazzi".