“Quanti anni ancora dovranno passare prima di recuperare il gender pay GAP, prima di riuscire a costruire meccanismi salariali che valorizzino parametri diversi dai tempi di lavoro e dalla mera produttività? Quanti anni ancora dovranno passare prima di superare la liberalizzazione del mercato del lavoro che con la precarietà colpisce prevalentemente le donne giovani? Parte da queste domande l’intervento della segretaria generale della Funzione pubblica Cgil Bat, Ileana Remini in occasione dell’8 marzo “rischia di diventare una giornata sempre più densa di retorica insignificante e insopportabili formalismi. Per questo sento il dovere come donna e come dirigente sindacale di riportare la stessa nell’alveo del suo spirito originale: una giornata di rivendicazione che metta al centro le disparità e le differenze ancora troppo evidenti tra donne e uomini, in una società che tende a marginalizzare le differenze e ad annullare le voci critiche”.
“Non si tratta di frasi fatte o semplici slogan da lanciare oggi, ma proprio nei servizi pubblici nella Bat, ci sono esempi chiari a supporto di questi ragionamenti. È il caso della mancata stabilizzazione di una parte delle lavoratrici dei PON inclusione in alcuni comuni(Bisceglie su tutti) quale frutto di una scelta cieca e autolesionista dell’Amministrazione di appartenenza, più volte segnalata dalla nostra organizzazione sindacale. E poi c’è sempre la questione della mancata stabilizzazione degli OSS che hanno lavorato durante la pandemia nei reparti a rischio, prevalentemente donne, prevalentemente madri e giovani. Ma ancora l’eterna disparità di trattamento (normativo, contrattuale, salariale) cui sono sottoposte le operatrici dell’assistenza specialistica scolastica; la segnalazione delle evidenti disparità sembra essere quasi un fastidio per le amministrazioni pubbliche che appaltano il servizio. Senza considerare che a tanta precarietà nel lavoro si aggiunge anche nella nostra provincia la quasi totale assenza di asili nido pubblici che consentano alle madri lavoratrici di conciliare i tempi di vita e lavoro senza dover investire l’intero stipendio nel pagamento di scuole private. Per capire le difficoltà di ogni giorno basta chiedere a una giovane mamma che magari non può neanche contare sul supporto dei nonni. Purtroppo, il nostro appello è rimasto inevaso ed inascoltato anche da quelle amministrazioni in cui al vertice ci sono donne. In questo quadro delle assenze, registriamo anche la mancanza di piani dedicati alla medicina di genere (neanche un progetto che sia uno tra quelli per ottenere i fondi del PNRR). Perché la logica patriarcale del potere assoggettato alle rigide scelte del mercato impone a noi donne anche quando possiamo scegliere di conformarci. È questo paradigma che va ribaltato: la politica ed i processi decisionali quando ci toccano da vicino devono tornare ad essere scelta, assunzione di responsabilità, sfida ai meccanismi di potere dominante”, spiega la segretaria generale.
“Questo il mio appello nella giornata internazionale della donna soprattutto a quelle istituzioni guidate da donne: la nostra forza sta nel riuscire a capovolgere questi meccanismi distorti; lottiamo insieme per una società paritaria per servizi pubblici che siano garanzia di universalità dei diritti di cittadinanza, a partire dal diritto al lavoro e dal diritto alla cura. Esercitiamo insieme la nostra Funzione Paritaria”, conclude Remini.