Attualita
venerdė, 12 agosto 2022
11:56:00
Rimosso al Policlinico di Bari tumore al cervello di un ragazzo di 12 anni
E' stata eseguita per la prima volta al Policlinico di Bari dall'equipe del prof. Francesco Signorelli,
Scelta effettuata dal prof. Francesco Signorelli per monitorare le funzioni del linguaggio dove era localizzata la massa grande come una pallina da ping pong. Durante l’intervento il paziente ha risposto alle domane e non ha riportato alcun deficit. Il dg Migliore: “La neurochirurgia è un’eccellenza del Policlinico di Bari”
In sala operatoria un bambino di 12 anni ha risposto con precisione alle domande della neuropsicologa mentre i neurochirurghi gli stavano rimuovendo un tumore al cervello della grandezza di una pallina da ping pong, localizzato nelle aree cerebrali che controllano la produzione e comprensione del linguaggio. La procedura di awake surgery, l’intervento di neurochirurgia effettuato con anestesia locale che prevede che il paziente resti vigile e collaborativo, è stata eseguita per la prima volta su un paziente di età pediatrica al Policlinico di Bari dall’equipe del prof. Francesco Signorelli, direttore dell’unità operativa di Neurochirurgia universitaria.
“Due episodi di blocco della parola (“speech arrest”) e la localizzazione della lesione nei pressi dell’area del cervello che controlla la produzione del linguaggio, ci hanno fatto propendere per l’esecuzione dell’intervento di resezione della massa neoplastica da sveglio”, spiega il prof. Francesco Signorelli.
“Eseguiamo di frequente questi interventi sugli adulti – continua il direttore neurochirurgia – I benefici associati a questo tipo di procedura sono molteplici tra cui la massima preservazione della funzionalità della parte sana del cervello durante l’asportazione radicale della neoplasia. I rischi invece, in questo caso, erano strettamente legati alla giovane età del paziente ed all’iniziale incognita riguardo il suo grado di cooperazione alla procedura”.
La proposta di effettuare l’intervento da sveglio è stata prima discussa dall’équipe multidisciplinare di Neuro-Oncologia Pediatrica, coordinata dalla dottoressa Teresa Perillo, con il ragazzo e la sua famiglia.
L’asportazione della lesione cerebrale è durata circa cinque ore, nell’equipe del prof. Signorelli, la dottoressa Raffaella Messina, gli anestesisti dedicati per le procedure pediatriche e per l’awake surgery, le dottoresse Riefolo, Paganetti e Camero e la neuropsicologa Simona De Santis che ha posto le domande al bambino. L’intervento è riuscito, c’è stata l’asportazione completa del tumore e il giovanissimo paziente non ha riportato alcun deficit.
“La neurochirurgia è una eccellenza del Policlinico di Bari. Negli ultimi anni l’equipe del prof. Signorelli è stata completata con neurochirurghi con esperienza pediatrica e sono in costante crescita le procedure eseguite sui bambini. Nel 2021 abbiamo evitato a 50 famiglie di dover andare fuori dalla Puglia per eseguire un intervento neurochirurgico che interessava i loro figli. Solo in un grande ospedale multispecialistico e con equipe di grande esperienza è possibile conseguire questi risultati”, evidenzia il direttore generale del Policlinico di Bari Giovanni Migliore, che ha incontrato con il prof. Signorelli e la dottoressa Messina la famiglia del bambino.
Il piccolo paziente è arrivato prima in oncoematologia pediatrica e per la preparazione ha eseguito una settimana di training neuropsicologico, gestito dal team di psicologi dell’ambulatorio di neuropsicologia clinica diretto dalla professoressa Maria FaraDe Caro, al termine del quale si è dimostrato perfettamente capace di svolgere tutti i compiti che gli sarebbero stati riproposti durante l’intervento chirurgico.
Dopo una iniziale fase di sedazione in sala operatoria il ragazzo è stato svegliato e guidato nell’esecuzione dei diversi compiti di denominazione, lettura e comprensione del linguaggio, gli stessi proposti durante il training preoperatorio, e ha completato tutte le fasi senza alcuna esitazione.
Per favorire l’asportazione radicale, sono stati impiegati durante la procedura due tipi di traccianti fluorescenti che si fissano alle cellule tumorali e, quando esposti rispettivamente a luce gialla e blu, fanno “brillare” la lesione di giallo e di rosa, facilitando la distinzione fra tessuto cerebrale normale e tessuto infiltrato dalla neoplasia.
Nicola Sguera