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sabato, 12 agosto 2023
08:00:00
Sanità, Azione: “Appello a Emiliano. Abolire o sospendere l'ALPI"
"Ci sono eccellenze e tante luci, ma il dramma è sull'attività di routine"
“Appello al presidente Emiliano e ai collegi Consiglieri regionali. Non giriamoci attorno: per riparare la sanità pugliese profondamente malata, con patologie spesso simili a quelle di tutte le regioni italiane, servono poche e risolute riforme. Sospendere le visite a pagamento in attesa che lo Stato abolisca definitivamente l’ALPI, aumentare gli stipendi di medici e infermieri, gestire con un unico soggetto - AziendaZero - il personale, i lavori e gli acquisti. E per farlo serve solo convocare il Consiglio regionale, ove all’ordine del giorno ci sono già le nostre proposte. Noi siamo pronti a offrire tutta la nostra collaborazione per fare qualcosa di finalmente decisivo.”
Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, i Consiglieri Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo, e il responsabile regionale sanità di Azione Alessandro Nestola.
“Nell’intreccio malato e spesso perverso tra sanità pubblica, visite a pagamento, indennità di esclusività, privato quale incaricato di pubblico servizio (mai dimenticarlo) e gestione spezzettata in dieci piccoli feudi (Asl, AUO e IRCCS), c’è il dramma della sanità italiana e anche pugliese. Molto dovrebbe essere fatto dallo Stato, come per esempio l’abolizione dell’ALPI e l’aumento degli stipendi del personale, ma molto può essere fatto dalla Puglia, così da poter lottare per il primato in tutti i settori del sistema sanitario e non - come oggi - solo nella genetica medica e nella diagnosi precoce neonatale.
Certo, ci sono eccellenze e tante luci, ma il dramma è sull’attività di routine, quella delle malattie comuni e del relativo accesso alla diagnosi e alla cura. Basta allora con i paroloni, i concetti fumosi e i verbi coniugati sempre al futuro, in attesa di un avvenire splendente che mai arriva. Qui c’è di mezzo la tragedia e il dolore di tante persone non in grado di districarsi in questo terribile girone infernale.
Da anni combattiamo battaglie per la sospensione automatica delle prestazioni a pagamento, in caso di disallineamento - molto spesso - tra i tempi d’attesa dell’ALPI (quasi nulli) e quelli dell’attività istituzionale (biblici). Battaglia vana, perché non si vuole mai prendere il toro per le corna, soggiogati da micro egoismi di casta e perciò offuscati e addirittura incapaci di leggere pure i numeri delle statistiche elaborate dalla stessa Regione e gli obblighi di legge statale costantemente disattesi. Una miriade di scuse mascherate da obiezioni per lasciare tutto com’è.
Da mesi combattiamo per superare i dieci piccoli feudi delle Asl, fonte di gestione non razionale e altamente spendacciona, a cominciare dalla farmaceutica e dalla protesica. E con i soldi risparmiati, cifre spaventose pari a diverse centinaia di milioni all’anno, osare contratti decentrati per migliori stipendi al personale e l’uscita - ma a questo nessuno mai ci pensa - dal commissariamento statale da anni in vigore (Piano di rientro e Piano operativo), così da poter offrire servizi addirittura maggiori rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza, utilizzando i fondi disponibili del bilancio autonomo.
Da mesi combattiamo per una sanità veramente regionale, con l’obiettivo di tenere funzionanti tutte le unità operative e soprattutto quelle degli ospedali di II e I livello. Come fare? Centralizzare con AziendaZero la gestione del personale, prevedendo speciali indennizzi per tutti gli operatori chiamati a garantire temporaneamente turni e reperibilità in sedi di lavoro diverse da quella propria, ma soprattutto prevedendo concorsi unici regionali per evitare il fenomeno del frega-medici tra Asl e Asl.
Certo, poi ci sarebbe il tema dei medici di medicina generale, da indirizzare verso la più potente offerta di salute: la medicina territoriale. Su questo punto occorrerebbe capire, ma questa è competenza statale, perché mai non potrebbero diventare dipendenti pubblici, scelti dai cittadini con le regole attuali, posti a presidio delle Case e ospedali di comunità, con ampia autonomia di instradare le persone - in tempi d’intelligenza artificiale sarebbe un gioco da ragazzi - su tutto il percorso di cura, evitando così la via crucis tra prescrizioni, Cup, specialisti, ospedali, riabilitazione, controlli ecc..
Le ricette diverse da queste sono tutte fallite, sepolte da quintali di carte ove si scrivono piani, programmi e circolari. Se le malattie si potessero curare con le carte prodotte, avremmo debellato le malattie e il premio Nobel eterno per la medicina sarebbe assegnato all’inchiostro.
Non è così, purtroppo. Vogliamo allora provarci? Presidente Emiliano, noi ci siamo, e tu? Colleghi consiglieri, noi ci siamo, e voi?”
Redazione