Nel 2023 il rischio di morte sul lavoro risulta essere più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
(In allegato e sul sito
https://www.vegaengineering.com/osservatorio/ sono disponibili i grafici e i dati).
UOMINI E DONNE: CHI RISCHIA DI PIÙ?
A subire il maggior numero di infortuni e a morire di più sono gli uomini. Anche considerando le incidenze rispetto alla popolazione lavorativa gli uomini mostrano valori ben più elevati.
Quando si parla di infortuni mortali in occasione di lavoro, gli uomini fanno rilevare incidenze di mortalità che oscillano tra i 54,7 decessi per milione di occupati e i 71,8, mentre le donne da 5,6 a 10,6.
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023
Sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere. L’apice degli infortuni in occasione di lavoro si è registrato nel 2020: l’anno di inizio della pandemia e l’anno in cui un terzo dei lavoratori deceduti morì proprio a causa del Covid; mentre l’anno più nero per gli infortuni in itinere è stato il 2022 (300 decessi).
IL GIORNO DELLA SETTIMANA IN CUI SI CONTANO PIÙ VITTIME
Il lunedì risulta il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali dal 2020 al 2023, con una media che si aggira intorno al 20% degli infortuni mortali in occasione di lavoro.
DENUNCE DI INFORTUNIO TOTALI: DAGLI ANNI DELLA PANDEMIA AD OGGI
Dal 2020 e fino al 2022, complice l’inserimento tra gli infortuni sul lavoro delle malattie conseguenti al Covid contratte “prevedibilmente” durante l’attività lavorativa, le denunce di infortunio totali sono sensibilmente aumentate: erano 554.340 nel 2020, 555.236 nel 2021 e hanno raggiunto le 697.773 nel 2022.
Nel 2023 si è evidenziata un’inversione di tendenza. Le denunce sono scese, infatti, a 585.356 segnando un decremento del 16,1%. D’obbligo sottolineare come il decremento sia dovuto alla “quasi totale estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. Interessante nella lettura del periodo anche l’andamento delle denunce totali nel settore della Sanità, quello più provato dalla pandemia. Sono state così 84.307 le denunce registrate nel 2020, 39.579 nel 2021 e addirittura 84.327 nel 2022 per passare ad un decremento di oltre il 50% nel 2023 (41.171).
La Sanità è stato il settore più colpito nel 2020 e nel 2022. Le Attività Manifatturiere nel 2021 (66.769) e nel 2023 (74.376).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio 2020 a dicembre 2023 sono state 928.294.
COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?
La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:
Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale