La memoria dei caduti nell'adempimento del dovere può contribuire alla crescita di una nuova zona di espansione della città. E’ lo spirito con cui domani, giovedì 25 gennaio alle ore 16, saranno scoperte le targhe delle strade intitolate alla memoria degli agenti della Polizia di Stato Tommaso Capossele e Savino Antonucci, con i familiari delle vittime e la partecipazione del Capo della Polizia e Direttore Generale di Pubblica Sicurezza Franco Gabrielli, del Questore della Provincia di Bari Carmine Esposito, del Prefetto Maria Antonietta Cerniglia, del sindaco Pasquale Cascella, di rappresentanze degli studenti e dei residenti del quartiere.
A sugellare il momento, la piantumazione di due alberi lungo il percorso che congiunge le due strade, affinché possano essere simbolicamente consegnati a coloro che abitano il quartiere come segno di speranza per il futuro.
L’intitolazione di queste prime due strade della nuova zona 167 di Barletta intende onorare l’impegno di quanti, in ogni campo, hanno coltivato la memoria della città affidando così alle nuove generazioni esempi di altruismo e abnegazione di quello spirito civico a cui si è ispirata la decisione della Commissione Toponomastica.
L’agente scelto Capossele, in servizio presso la locale Sottosezione della Polizia Stradale, perse la vita poco più che trentenne il 9 luglio del 2000 nel centro rianimazione dell’ospedale civile di Andria dove era stato ricoverato dopo essere stato travolto da una vettura ad alta velocità mentre segnalava una situazione di pericolo sull’autostrada A/14 cercando di scongiurare più gravi conseguenze. Il 13 marzo del 2001 le Autorità dello Stato riconobbero a Capossele, che lasciava la moglie e due figli in tenera età, la “promozione per merito straordinario” alla qualifica di Assistente della Polizia di Stato. Il giorno 28 dello stesso mese, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì al concittadino la medaglia d’oro al Valor Civile, riconoscendo “i più nobili ideali di grande altruismo” e “l’altissimo senso del dovere”, confermati anche dalla volontà di donare gli organi quale “ultima testimonianza di elette virtù civiche”.
Caduto in servizio anche l’agente Savino Antonucci, il 20 luglio del 1988, all’età di ventiquattro anni, a causa delle gravissime lesioni riportate in un incidente stradale avvenuto nei pressi di Cuneo mentre rientrava al reparto di appartenenza dopo aver assolto al servizio di scorta di un “trasporto eccezionale”. Anche il sacrificio del giovane Antonucci, la cui famiglia aveva origini barlettane, è stato doverosamente riconosciuto con il conferimento della medaglia d’argento dell’allora Capo della Polizia.