Attualita
venerdė, 22 maggio 2020
08:21:00
I silos di Barletta: cresce il gruppo in difesa dei giganti
Il modello di Livorno potrebbe suggerire interessanti percorsi di rilettura dello stato dei luoghi
I silos granari del porto di Barletta sono ascrivibili all'interno del lunghissimo elenco di quei luoghi instabili e spesso privi di barriere di difesa nei confronti dei processi urbani che li travolgono. Parte integrante del paesaggio costiero, la loro imponente mole è in grado di generare a sua volta nuove visioni, contribuendo alla definizione di una sorta di "quarto paesaggio", in continuità con quanto suggerito dal paesaggista Gilles Clement. Un "quarto paesaggio" che affianchi alla rinaturalizzazione degli spazi interstiziali dei nostri tessuti, la ripopolazione di quelle aree che risultano marginali a livello geografico e, contemporaneamente, baricentriche a livello economico. I silos granari sono, pertanto, una imponente macchina per stoccare grano che potrebbe divenire un grande contenitore di idee. Idee che mirano alla crescita del senso comunitario della cosa pubblica, unico metodo, a nostro avviso, per spingere chi popola la nostra città ad avere rispetto di ciò che è di tutti, senza badare esclusivamente al proprio diretto interesse.
D'altro canto riconosciamo che leggere le potenzialità dei silos è cosa complessa, essendo la città del presente, per dirla in calviniana maniera, una sorta di "impero fatto della stessa materia dei cristalli" all'interno del quale essi non rappresentano di certo un problema centrale tra le priorità urbanistiche ed architettoniche odierne. Eppure, riteniamo che la loro funzione principale, legata alla conservazione ed allo stoccaggio dei prodotti della terra, possa essere oggi riletta in chiave contemporanea come punto di forza in vista dell'apertura del nostro approdo verso il Mediterraneo tutto. Gli scambi commerciali o quelli turistici, vedendo nei silos un valore aggiunto, consentirebbero il verificarsi di una riconnessione, culturale ed economica, tra le popolazioni del nostro bacino. Una sorta sovrapposizione socio-economica tra il commercio e la cultura, tra la modernità e l'antico, considerando, accanto ai silos, la presenza del faro napoleonico del nostro porto, renderebbero Barletta un approdo radicato nella cultura e nella storia locale ed, allo stesso tempo, aperto al confronto. I silos, dunque, protesi verso il mare aperto, diverrebbero il faro economico-culturale in grado di indirizzare la crescita futura del nostro porto.
Un valore chiaro che, in alcune città del nostro paese, è stato riconosciuto ai silos granari, in quanto testimonianza storico-culturale del tessuto sociale ed urbano delle stesse. Di particolare interesse è sicuramente il caso di Livorno, dove nel 2018, mettendo a sistema le normative regionali (il PIT ed il PTC) e quelle comunali (PSC ed RU) con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio si è giunti alla definizione del Piano Regolatore Portuale. Un'operazione attraverso cui è stato possibile individuare, catalogare e fornire indicazioni per la tutela e la valorizzazione della cospicua ricchezza costituita dai beni storico-culturali presenti all'interno del porto, con l'obiettivo di ricongiungere gli spazi portuali alla città attraverso due operazioni distinte ma connesse: da un lato la mappatura dei beni storico-culturali presenti e dall'altra il potenziamento del settore crocieristico. Un'analisi che ha portato al riconoscimento dei silos granari "come esempio di archeologia industriale da inserire necessariamente all’interno dei piani di recupero e valorizzazione, in quanto testimonianza del più recente passato industriale della città", come si può leggere nella "Relazione sui Beni Culturali" redatta dall'Autorità del Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale. Un lavoro attento che trova un'anticipazione nel workshop internazionale, tenutosi nel 2015, intitolato "Re-fact Livorno"durante il quale studenti e docenti delle facoltà di architettura di Firenze, Siviglia, New York, Brno e Nancy si sono confrontati con l'obiettivo di avanzare nuove proposte progettuali atte alla riconversione dei silos granari.
Guardare a Livorno come un esempio per i piani futuri del nostro bacino portuale potrebbe essere, in fondo, un primo piccolo passo per concretizzare quando definito dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della BAT, tra i cui obiettivi "vi è quello di dare profondità al turismo costiero, creando sinergie con l’entroterra, al fine di valorizzare sinergicamente il patrimonio costiero e quello dell’entroterra, ridistribuire e destagionalizzare i flussi turistici, decomprimere il sistema ambientale costiero, potenziare le connessioni tra costa ed entroterra". Il modello di Livorno potrebbe, inoltre, suggerire interessanti percorsi di rilettura dello stato dei luoghi e delle potenzialità future del porto di Barletta, da intraprendere attraverso un dialogo corale tra la nostra amministrazione, l'Università ed il Politecnico di Bari, attraverso la costruzione di tavoli di confronto sul tema e attraverso l'organizzazione di laboratori partecipati aperti anche alla comunità locale e ai diversi organismi socio-culturali del nostro territorio.
La stessa valorizzazione dei silos barlettani potrebbe, inoltre, inserirsi coerentemente tra le azioni previste dai programmi di sviluppo sino ad ora proposti per il nostro bacino dall'autorità portuale e dall'amministrazione comunale. Stando, difatti, alle dichiarazioni rilasciate qualche mese fa dal sindaco Cannito e dal presidente dell'AdSP Ugo Patroni Griffi alle principali testate giornalistiche della nostra città, emergerebbe l'intenzione di includere il porto di Barletta in programmi legati al potenziamento del turismo diportistico e crocieristico, portando nel nostro bacino piccole navi da crociera del segmento luxury. Un'idea sicuramente utile alla crescita turistica della nostra città e perfettamente in linea con quanto previsto dal Piano Operativo Triennale (2017 – 2019) e dal documento di Pianificazione Strategica del Sistema Portuale (ottobre 2019) i cui punti salienti sono legati, appunto, alla volontà di ampliare e rinsaldare la darsena turistica barlettana in vista di una riconnessione tra il tessuto urbano e il mare. Ciò che fatichiamo a comprendere, però, è la conflittualità tra tali progetti e la possibile valorizzazione dei silos granari. Le domande sorgono, pertanto, spontanee. Come è possibile che l'operazione di abbattimento dei silos venga considerata utile alla crescita turistica di Barletta, se l'area dedicata a tale scopo, secondo i piani, non include il molo centrale del nostro porto? O ancora, in vista di una apertura al turismo di tale area del porto barlettano, perché non pensare di combinare la proposta turistica di cui si parla con un pensiero più strutturato e condiviso, legato alla valorizzazione dei silos? Perché non rendere i silos, attraverso i suggerimenti, le idee e le proposte da noi condivisi in questi mesi, parte integrante di questo ambizioso progetto? In cosa risiederebbe l'incompatibilità delle due visioni? A seguito dell'abbattimento dei silos, infine, in che modo e con che risorse economiche si agirà su tale area?
Un ulteriore approfondimento e la nascita di un dibattito sano e comune in merito ai Silos Granari del nostro porto è, pertanto, necessario. Difatti, sebbene ai nostri occhi sembrerebbe che l'amministrazione, a seguito della scadenza di concessione della Casillo S.p.A., stia evitando qualunque tipo di confronto in merito alla possibilità di mantenere, recuperare e valorizzare i silos, riteniamo ancora che le operazioni da noi proposte possano divenire concrete, considerando anche l'esistenza di fondi e sostegni economici che premiano progettualità complesse rivolte allo sviluppo sostenibile degli insediamenti a cui il comune potrebbe attingere, non solo per i lavori di messa in sicurezza dei silos, ma anche, se non soprattutto, per la loro riconversione e riqualificazione, in vista di un ritorno economico decisamente più ampio e sicuramente più utile alla comunità barlettana che potrebbe riappropriarsi di un'area sino ad ora estranea alla vita cittadina avendo a propria disposizione nuovi servizi e nuovi stimoli culturali e sociali. Un processo lungimirante e composito, di cui ne gioverebbe non solo Barletta in senso stretto, ma tutta la comunità circostante. Il ritorno, potenzialmente, sarebbe altissimo, a fronte, invece, di una proposta che escluda queste architetture o peggio, ne preveda l'abbattimento, abbassando lo standard qualitativo del progetto per il bacino portuale e riducendolo a mero sbarco per gli auspicati flussi turistici. La famosa "blue growth", ossia la crescita sostenibile delle aree marine, sarebbe peraltro più compatibile con un progetto di riqualificazione dell'area che preveda funzioni multiple, sia utili per chi proviene dall'esterno e approda in città, sia per la comunità locale, che potrebbe fruire delle attività svolte all'interno dei silos e delle altre strutture portuali anche durante le stagioni con flussi turistici ridotti, in linea con quanto auspicato, tra l'altro, dal vigente PTCP della nostra provincia citato precedentemente.
Ciò che immaginiamo per i Silos Granari del nostro porto, dunque, non ha una sola forma, non ha una sola funzione, non è esclusivamente un progetto di architettura. È una riflessione di più ampio respiro che, partendo dall'architettura, possa coinvolgere cittadini, associazioni, professionisti, collettivi e amministrazioni, superando i confini urbani ed aprendosi al contesto territoriale di cui Barletta è parte integrante. Ciò che immaginiamo per i Silos Granari è anche la costruzione di una maglia culturale che possa fondare i propri nodi in tutte le città della provincia BAT, spalancando le porte del proprio porto, affidando ai silos il ruolo di accoglienza dal mare e dalla terra. Una grande infrastruttura territoriale che, fondando le proprie radici nella ricerca, nello studio, nella discussione e nel confronto tra soggetti provenienti da zone diverse della nostra provincia, possa rendersi promotrice di un più profondo cambiamento urbano. È per tale ragione che il nostro gruppo è cresciuto ancora, andando a coinvolgere tutti i giovani professionisti della provincia BAT, aprendosi ad un confronto ancora più ampio in linea con quelli che sono gli intenti della nostra ricerca.
La visione settoriale con cui vengono concepite le infrastrutture portuali non può e non deve, dunque, essere un mezzo attraverso cui intraprendere percorsi privi di una visione d'insieme per Barletta e per il suo territorio circostante. Ne deriva che solo superando i limiti generati dalle ragioni di natura economica e politica, che, da sempre, sono i principali motori in grado di trasformare profondamente le nostre città, ed avviando una fase di co-progettazione che coinvolga i diversi stakeholder all'interno del processo, sarà possibile aprirsi ad un dialogo sano e costruttivo sulle sorti dell'architettura e, in ultima istanza, della comunità di Barletta.
BARLETTA | Francesca Maria Abbattista (architetto_classe 91), Ilaria Antonucci (Dottore in architettura/ing. edile_classe 85), Marco Bruno (guida turistica_classe 88), Massimiliano Cafagna (architetto_classe 88), Anna Maria Camapese (architetto_classe 89), Alessandro Cascella (guida turistica_classe 91), Luigi Leonardo Cascella (graphic designer_classe 94), Alessandro Chiandetti(architetto_classe 84), Giada Centaro (architetto_classe 92), Giuseppe Cesario (ingegnere civile-ambientale_classe 91), Roberata Colucci (guida turistica_classe 95), Domenico Comitangelo(geometra_classe 86), Tommaso Crescente (architetto_classe 84), Giuseppe Croce (graphic designer_classe 91), Marianno Doronzo (fotografo_classe 86) Barbara Doronzo (architetto, classe 90),Francesco Delrosso (graphic designer_classe 88), Erica Davanzante (laurea in beni culturali_classe 92), Lucia Dimonte (architetto_classe 91), Claudia Dipaola (laurea specialistica in Arti Visive__classe 94), Simona Falcetta (laurea specialistica in storia dell'arte_classe 91), Donato Filannino (designer_classe 89), Angela Fusillo (accademia delle belle arti_classe 97), Francesca Iervolino (ingegnere ambientale_classe 91), Leone "Narrow" Ignazio (artista_classe 87), Rosa Lacavalla (fotografa documentaria_classe 93), Marco Lacerenza (graphic designer_classe 88), Giulia Maria Lombardi (laurea specialistica in Arti Visive_classe 94), Antonio Lionetti (graphic designer_classe 88), Davide Napolitano (ingegnere civile_classe 88), Chiara Maringiò (architetto_classe 90), Antonio Paolillo (architetto_classe 88), Michle Porcelluzzi (laurea in architettura_classe 94), Michele Porceluzzi (laurea specialistica in storia dell'arte_classe 85), Saverio Rociola (graphic designer_classe 88), Maria Alessandra Rutigliano (architetto_classe 91), Ilaria Russo (laureanda in arch._classe 91), Isabella Scommegna (architetto_classe 92), Marina Strippoli (architetto_classe 88), Ornella Spadaro (architetto_classe 92), Giuseppe Tupputi (architetto_classe 89), Kris Rizek (artista), Laboratorio di Immaginazione Urbana, Free Walking Tour Barletta, Arci Cafiero,Collettivo Exit.
ANDRIA | Olga Giovanna Paparusso (architetto_classe 92), Roberto Schiavone (architetto_classe 89), Rosella Carnicella (architetto_classe 90), Roberta Di Cosmo (designer_classe 92), Gaia Sgaramella (Architetto/Pianificatore_classe 89), Stefano Di Gregorio (ingegnere edile-architetto_classe 88), Francesca Sanseverino (Architetto, classe 92), Annalisa Fusaro (ing. edile-architetto, classe 89), Nicola Colella (architetto_classe 91), Michele Capurso (architetto_classe 91), Clementina Del Prete (dott. ing._classe 92), Martina Crapolicchio (dott. architetto_classe 90), Miriam Dicandia (architetto, classe 92), Nunzia Moschetta_architetto classe 1990
TRANI | Vincenzo Daniele Ragno (architetto_classe 88), Federica Campagna (architetto_classe 89), Milena Sinisi (architetto, classe 92), Antonella Musicco (dott. ing., classe 92), Francesco Romanelli (artista, classe 87),
BISCEGLIE | Margherita Valente (architetto_classe 88), Alberto Lanotte (architetto_classe 88), Silvia Manginelli (architetto_classe 88), Gianluca Landriscina (architetto, classe 90), Giovanni Di Liddo (architetto_classe 80), Francesco Garofoli (architetto_classe 87)
collage_Vincenzo Salierno
Redazione