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giovedì, 25  giugno 2020



08:30:00
Garanzia Giovani, Conca: «Enti di formazione a rischio e arretrati nei pagamenti»
«In 18 mesi si sono accumulati milioni di euro che gli operatori aspettano di ricevere»



“La Regione Puglia continua ad autorizzare nuovi tirocini formativi, in assenza di copertura, e non paga i servizi di attivazione, dalla fine del 2018, i tirocini della misura 5 già realizzati dagli enti di formazione. Ma prima di spendere nuovi soldi, non sarebbe il caso che il dottor Raffaele Francia/Regione, individuato dai suoi diretti superiori quale responsabile del procedimento il 30 aprile u.s, provveda a saldare gli arretrati? Ogni attivazione di tirocinio per la misura 5 di Garanzia Giovani, prevede un corrispettivo per gli enti di 400/500 euro, in 18 mesi si sono accumulati milioni di euro che gli operatori aspettano di ricevere e che in buona parte hanno già speso per pagare il personale e tutto ciò che serve per l'erogazione del servizio. Ciò nonostante, le strutture regionali a vario titolo coinvolte nel procedimento, nel momento in cui un ente di formazione avvia una qualsiasi misura sulla Piattaforma, hanno fatto inserire un avvertimento sul portale che testualmente recita: “Attenzione! E’ stato superato il tetto di spesa assegnato all’ATS per questa misura”.

Questo significa che, laddove una misura non venisse più finanziata per incapienza dei fondi, gli enti non potrebbero in alcun caso avanzare pretese nei confronti delle Regione. A mio parere, tale modus operandi si configurerebbe come una sanatoria ex post, che è vietata dalla legge e dai regolamenti regionali e che, peraltro, espone gli operatori a rischi finanziari, costringendoli, al netto della propensione al rischio dei singoli, a continuare ad attivare i tirocini di cui alla misura 5 per non fare brutte figure con l'utenza interessata e non essere da meno ai rispettivi competitors. Mi risulta, infatti, che molti enti stanno continuando a forzare il sistema nonostante il warning che li avverte del superamento del tetto di spesa a loro concesso. Complice il Covid, la Regione sta, altresì, continuando ad autorizzare corsi online che bypassano le prescrizioni di legge sul distanziamento sociale e gli spazi fisici delle aule, dando inevitabili vantaggi a grossi stakeholder che stanno alimentando un sistema poco virtuoso.

A questo punto la domanda nasce spontanea, perché i corsi di garanzia giovani non si possono, di fatto, attivare in presenza malgrado le determinazioni da voi assunte? Dalle informazioni in mio possesso, pare che non vi siano procedure chiare per la calendarizzazione sulla piattaforma sistema Puglia. Avevo sollecitato più volte l'Assessore, un sistema della formazione in proroga da quattro anni che ha trasformato le politiche attive, complice l'indennità di frequenza che gli enti danno a corsisti seriali o di professione, per accaparrarseli e ingraziarseli, in politiche passive. Ma qualcuno controlla i corsisti ricorrenti e la conversione? Un sistema malato, di cui mi sto occupando da tempo, che le procedure adottate dalla Regione e i ritardi cronici esacerbano oltremodo. Alla faccia delle performance e del placement.

Mi riservo di intervenire sul tema più diffusamente, perché voglio capire chi autorizza Innovapuglia a splafonare e a creare disparità nel mercato, già condizionato dal ritardo dell'uscita del nuovo bando, che, peraltro, non prevedrà l'obbligatorietà dell'Ats (Associazione temporanea di scopo) e consentirà la partecipazione di enti di formazione che nel 2014 rimasero fuori dai giochi. Il nuovo bando, inoltre, eliminerebbe l'ingiusta percentuale, una sorta di caporalato, che ancora oggi gli enti sono costretti a riconoscere ai rispettivi capofila e che, per gli anni 2014-2020, ammonterebbe a diversi milioni di euro. Considerato che vi sono ritardi di quasi un anno per il pagamento dell'indennità, per il tramite dell'Inps, ai ragazzi che aderiscono alla misura di garanzia giovani, cui prodest? Sarà che qualcuno sta pensando di organizzare campagne elettorali con fondi della unione europea?
Attendo risposte e consequenzialità, non è possibile che le politiche attive del lavoro siano diventate un business per pochi e un disservizio per la collettività”


Redazione



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