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martedė, 24  novembre 2020



08:00:00
"Il degrado etico nutre la violenza": l'avv. Peschechera rivive una seduta consiliare
L'allora presidente del consiglio denunciò un consigliere comunale di Barletta



"Segue una lettera che solo oggi riesco a condividere pubblicamente, la inviai ad una Presidente di alto rango istituzionale all’indomani di una seduta del Consiglio Comunale di Barletta che all’epoca presiedevo. A scriverlo è Carmela Peschechera che sotto l'amministrazione Cascella ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio Comunale di Barletta.
 

“Barletta, 15 Novembre 2017
Ill.ma Sig.ra Presidente,
chi le scrive è un’altra Sig.ra Presidente seppure tanto, tanto, più piccola istituzionalmente rispetto a Lei.
In realtà sono più piccola anche nella statura, ho una voce sottile che non riesce a raggiungere i toni forti dei maschi urlanti, mi piace essere educata e cortese pure quando è difficile continuare ad esserlo.
Sono comunque una donna determinata, combattiva, che ama studiare e che ha la consapevolezza di non poter più non denunciare ciò che le accade intorno e ciò che vive.
In realtà il mio orgoglio di donna pienamente realizzata ed emancipata mi blocca nel riconoscere ciò che subisco perché quasi mi farebbe sentire sconfitta e fallita.
Ma so anche che questo pensiero è ciò che coloro che usano violenza, anche solo psicologica, nei confronti dei più sensibili, vogliono s’insinui nel pensiero delle vittime per renderle inoffensive.
Oggi perciò ho deciso di inviarLe degli articoli e delle immagini che io ho sentito come una gratuita ed ingiusta sferzata alla mia persona e alla mia anima…”


"In quella seduta del novembre 2017 si udirono infatti “frasi, davvero spregevoli” (“…il sottoscritto le fa cuocere qualche parte del corpo e mi fermo qui…”), “frasi sconvenienti sessiste” (“Lei è donna? E, se donna, faccia la donna…”)

Quelle frasi, proferite in una pubblica assise, non le udì, o forse non volle udirle, la politica, la Città e neppure la stampa sebbene fosse presente in aula. Solo un giovane giornalista riportò la cronaca di quei tristi fatti su una testata on line.

Il Giudice delle Indagini Preliminari, sulla denuncia da me sporta per quegli accadimenti, ha ritenuto di emettere ordinanza di archiviazione perché il contesto politico di verificazione del fatto, secondo la sua valutazione, rende applicabile nel caso di specie, la scriminante dell’art.51 c.p.

Tuttavia il Giudice, nel suo provvedimento, non ha potuto non stigmatizzare l’utilizzo di quei “termini aspri e disdicevoli” che tali restano pure nel corso di un acceso dibattito politico e quindi nella sua ordinanza si legge: “…in particolare, senza che possa costituire una giustificazione alle frasi, davvero spregevoli pronunciate…, ma solo al fine di apprezzare il contesto politico di verificazione delle stesse…”
Perché non può esistere un’esimente, nè giuridica né politica, che trasformi qualcosa di spregevole in apprezzabile.

E neppure esiste una giustificazione per l’indifferenza, per l’assenza di piccoli segni di solidarietà e comprensione da parte di coloro che appaiono come paladini di lotte di civiltà ma scelgono di non udire.
La Responsabile delle Politiche di Genere dell’On.le Laura Boldrini, nel novembre 2018, mi fece giungere telefonicamente la sua vicinanza e sostegno.

Non sono mai giunte, invece, le scuse alla Collettività da parte di chi pronunciò, in una sede istituzionale, quelle frasi sgradevoli che, seppur non integranti un reato,  rimangono “spregevoli e sessiste”, come lo stesso Giudice le ha qualificate.

In questo giorno dedicato all’eliminazione della violenza di qualsiasi tipo contro le donne, impegniamoci a comprendere e far comprendere che il degrado etico e culturale nutre e alimenta la violenza in ogni sua forma e tutti, in primis la politica ed i suoi rappresentanti, devono operare per la ricostruzione del valore del rispetto dell’altro senza il quale non può esserci società civile degna di tale qualificazione".
 


Redazione



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