Attualita
martedė, 8 dicembre 2020
07:00:00
Morte del pediatra di famiglia Michele Cicchelli, un pensiero del dott. Delvecchio
"Sono in tanti, troppi i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati"
Si registra la morte del pediatra di famiglia Michele Cicchelli da sempre a Barletta ma originario di Minervino Murge. Il dottor Cicchelli, medico scrupoloso e stimato impegnato nella associazione della Fratres, è deceduto a 69 anni per Covid 19 nell’ospedale di Bisceglie.
«Ho visto andar via persone che conoscevo da oltre vent'anni, amici, pazienti, spesso molto spesso l'uno e l'altro, portate via da un nemico invisibile che ci sta mordendo l'anima strappandoci gli affetti, che ci svuota gli spazi privandoli di umanità, che ci sta rubando il tempo della vita. Oggi rendo omaggio ad un collega pediatra di famiglia, il dottor Michele Cicchelli che muore di Covid». Scrive il dottor Benedetto Delvecchio, presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani.
«Sono in tanti, troppi i medici , gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati, tanti , troppi non ce l'hanno fatta. Non mi importa il come il dove e il quando mi importa sapere che tutti loro non hanno mai smesso di lavorare tra la gente, per coloro che chiedono risposte alle sofferenze, alle angosce. Ognuno con lo spirito del sacrificio che li caratterizza, i medici dell'emergenza, delle rianimazioni, dei pronto soccorso stremati da turni di lavoro massacranti, i medici dei reparti strappati alle loro specifiche competenze per dare una mano dove serve, i medici e i pediatri del territorio che non hanno mai chiuso i loro ambulatori perché le malattie, quelle di sempre, non vanno in vacanza durante il covid, i giovani medici in formazione che a decine lavorano senza riconoscimento economico aggiuntivo presso i dipartimenti di prevenzione, i medici che vestiti come astronauti vanno a domicilio dei pazienti positivi al virus.
Gli stessi medici che un giorno sono eroi e quello dopo vengono aggrediti, picchiati, perché a metterci la faccia sono loro perché se esci vivo dalle rianimazioni ti hanno salvato la vita ma se non riesci a trovare una assistenza tempestiva in corso di infarto in un pronto soccorso dove le ambulanze sono in coda finisci sotto inchiesta».
«Rinnoviamo l'impegno a garantire la massima collaborazione alle autorità impegnate a fronteggiare l'emergenza e lo facciamo per dovere civico e morale ma soprattutto per onorare sia la memoria dei colleghi che hanno sacrificato la loro vita al servizio dei bisognosi sia coloro che ancora continuano a metterla a repentaglio. Ti sia lieve la terra caro Michele».
Redazione