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mercoledė, 6 gennaio 2021
07:00:00
Lo scrittore Swinburne in visita a Barletta: dalla Cattedrale alla piazza del mercato
Tra le osservazioni anche i segni dello spopolamento provocato dalla peste nel 1656
Swinburne a Barletta (aprile 1777)
L’inglese Henry Swinburne (1743-1803) fu un appassionato viaggiatore ed ai viaggi dedicò praticamente l’intera sua vita, che terminò a Trinidad. Visitò insieme alla moglie il Regno di Napoli e giunse a Barletta a fine aprile 1777, provenendo dal ponte sull’Ofanto, allora porta d’ingresso dalla Capitanata alla Terra di Bari.
“Travels in the two Sicilies by Henry Swinburne, Esq. in the years 1777, 1778, 1779 & 1780” vol. I, London , printed for P. Elmsly in the Strand, MDCCLXXXIII, pagg. 175 e segg., passim.
Sezione XXI
Cavalcammo attraverso un ricco territorio arabile fino alla foce dell’Ofanto e attraversammo il ponte che porta nella Terra di Bari. C’è una corrente molto ben percepibile per circa mezzo miglio in su nel fiume. Dopo altre tre miglia arrivammo a Barletta attraverso una stretta striscia di vigneto recintato, dopo aver lasciato le estese terre a grano di Canne; il suolo è poco profondo, piantato a mandorli.
Vista dall’esterno, Barletta ha l’aspetto di una città in rovina: le mura sono cadenti e i fossati pieni di rifiuti. L’interno della città è costruito con magnificenza, anche se scarsamente abitato. Dà l’idea della capitale di un qualche potente Stato ridotto ad una provincia occupata, o spopolata da un’atroce pestilenza. Frequenti mutamenti di padrone, cattiva amministrazione e decadenza del commercio hanno distrutto la prosperità di Barletta.
Questa annotazione è davvero illuminante: in un attimo acutamente Swinburne coglie l’atmosfera della città e ce la fa rivivere. Intuisce lo spopolamento provocato dalla peste nel 1656 e cerca di capire le cause della decadenza di una città che sembrava essere stata importante come la capitale di un Regno. Effettivamente Barletta dal Cinquecento alla fine del Settecento sembrerebbe essere passata, secondo le stime degli storici, da 30.000 a meno di 18.000 abitanti.
Le strade sono ampie e ben pavimentate; le case ampie ed alte, costruite con pietre tagliate che, col tempo, hanno acquistato una levigatezza di poco inferiore a quella del marmo. Alcune di queste maestose dimore sono in pietra tagliata alla maniera toscana, in forma angolare. Lo stile degli edifici fissa la loro origine al primo emergere delle arti dal caos dell’età barbara, visto che molti di loro conservano ancora archi a sesto acuto, brevi colonne tortili ed altre tracce dello stile saraceno; altre sono adorne di pilastri, trabeazioni e motivi caratteristici della antica architettura ellenica. La città deve i propri abbellimenti alla politica dei Re aragonesi, che stabilirono qui la loro residenza per assicurarsi la fedeltà dei Pugliesi. Nella Cattedrale, notevole per le sue antiche colonne di granito, Ferdinando I si fece incoronare sperando che la solennità della cerimonia ispirasse la popolazione alla soggezione e al rispetto per la sua persona e per la sua famiglia.
Nella navata centrale della Cattedrale possiamo leggere la lunga epigrafe commemorativa dell’incoronazione.
Nella piazza del mercato si erge una colossale statua di bronzo alta 17 piedi e 3 pollici, che rappresenta, si suppone, l’Imperatore Eraclio il cui regno iniziò nel 610. Si erge vestita in uniforme militare, incoronata da un diadema, con un corto mantello pendente dalla spalla sinistra lungo il petto che ricade poggiando sul braccio sinistro, con la mano che sostiene un globo; ha la mano destra più in alto del capo e tiene una piccola croce. La sagoma è rozza e sproporzionata e l’atteggiamento sgraziato.
Secondo alcuni storici Eraclio era particolarmente devoto a San Michele e per la sua chiesa sul monte Gargano volle questa imponente rappresentazione di sé ed altri preziosi doni. La nave che li trasportava da Costantinopoli naufragò sulla costa pugliese e la statua si arenò sulla spiaggia, dove rimase per diversi secoli, molto danneggiata e mezza sepolta. Nel 1491 fu riportata alla luce, le mani e i piedi furono restaurati e fu collocata nella piazza grande di Barletta. Pontano ritiene che questo colosso si trovasse in origine alla punta del molo, che Eraclio aveva fatto erigere per la comodità dei naviganti e che la mano tesa indica la protezione offerta al commercio...
La roccaforte è spaziosa e domina il porto che attualmente è un vero e proprio labirinto, consistente di molte banchine irregolari, dove si ancorano le navi, ma senza alcun riparo dal vento del nord, che spazza l’intero bacino. I prodotti esportati da qui sono il sale, il grano, le mandorle e la liquirizia, una radice che cresce spontaneamente nelle paludi. Quest’aria è considerata malsana nei mesi caldi.
Secondo Bacco [Arrigo Bacco], Barletta sarebbe stata in origine null’altro che una torre, o osteria, che aveva come insegna un barile, barilletta. Ed ecco l’origine di questa bizzarra etimologia….
[continua]
Prof. Michelangelo Filannino
Redazione