Attualita
giovedė, 7 gennaio 2021
07:00:00
I mali della provincia Barletta-Andria-Trani: prosegue il viaggio di Swinburne
Swinburne tesse le lodi dell'alimentazione locale di quel tempo
L’inglese Henry Swinburne (1743-1803) fu un appassionato viaggiatore ed ai viaggi dedicò praticamente l’intera sua vita, che terminò a Trinidad. Visitò insieme alla moglie il Regno di Napoli e giunse a Barletta a fine aprile 1777, provenendo dal ponte sull’Ofanto, allora porta d’ingresso dalla Capitanata alla Terra di Bari.
Sezione XXII
Lasciando Barletta scorgemmo dinanzi a noi, su una penisola a sei miglia di distanza, la città di Trani. La strada che vi conduce è una delle più aspre che uomo e animale abbiano mai percorso: corre in parte lungo le rocce che scendono a picco sulla spiaggia, ed in parte su stretti sentieri in mezzo ai vigneti, chiusi fra muriccioli di pietre a secco. Entro ogni appezzamento cintato sorgono una o a volte due casupole a forma di spirale, costruite con le pietre tolte dal terreno dopo la zappatura. Queste torri coniche servono da osservatorio alle persone che, prima della vendemmia, sorvegliano le vigne per prevenire i saccheggi dei ladruncoli quadrupedi e bipedi. Quando sono vecchie e sepolte sotto i rampicanti e le piante di fico, acquistano un’aria assai romantica e sembrano altrettanti antichi mausolei. La forma di queste casupole di pietra grezza, ricoperte di muschio e rovi, ha tratto in inganno uno scrittore di viaggi, inducendolo a credere che si trattasse di tombe romane: sono sorpreso dal fatto che nessuno ne abbia dubitato, visto che, se fossero state tombe, non sarebbero bastate tutte le ceneri del popolo romano per riempire i colombari della sola provincia di Bari.
Lo scrittore di viaggi a cui Swinburne allude è Johann von Riedesel, che aveva visitato Barletta qualche anno prima, pubblicando nel 1771 a Zurigo Reise durch Sizilien und Großgriechenland (Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia). Nelle righe successive Swinburne sembra diagnosticare i mali della Provincia Barletta-Andria-Trani!
Il gran numero di paesi che si affacciano sull’Adriatico, gelosi l’uno dell’altro, bloccati da lusinghieri ma perniciosi privilegi e contrari a qualsiasi amichevole rapporto o coalizione di interessi, è un ostacolo quasi insormontabile al loro sviluppo. Una Provincia così ricca di materie prime potrebbe diventare rapidamente prospera, se il commercio vi fosse correttamente inteso […].
In conclusione, da vero intenditore qual era, Swinburne tesse le lodi dell’alimentazione locale di quel tempo:
Il pane del luogo è bianco, leggero, spugnoso: è infornato alla maniera francese, all’opposto della Capitanata, dove i fornai sono ignoranti dei rudimenti stessi del loro mestiere e impastano e infornano in una maniera talmente imperfetta, che uno straniero quasi resta soffocato nel tentativo di inghiottirlo. Gli ortaggi qui sono squisitamente saporiti, tanto che per la prima volta in vita mia ho mangiato con gusto lattuga cruda e senza condimento; i legumi di ogni tipo sono grandi e polposi. […] Il vino del distretto a sud dell’Ofanto è dolce, forte e di colore bruno tendente al rossiccio.
E’ mescolato con mosto cotto: cioè una determinata dose di vino ricco condensata in gelatina. Questo è senza dubbio un trucco dell’arte dei vinai tramandato dall’antichità, come leggiamo in molti passi di autori classici. L’uva ha un sapore piacevole e potrebbe produrre un liquore eccellente, ma per ignoranza inveterata e radicata il proprietario la distilla con un miscuglio torbido e imbevibile, che a stento si conserva per 12 mesi senza trasformarsi in aceto.
Prof. Michelangelo Filannino
Redazione