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domenica, 8  agosto 2021



12:14:00
Il Salento, finestra di pace e di speranza sul Mediterraneo.
Un incontro nel segno del profeta di pace Don Tonino Bello



Il Salento, finestra di pace e di speranza sul Mediterraneo.
Un incontro nel segno del profeta di pace Don Tonino Bello, che si è svolto ad Alessano nell’ambito delle iniziative de La Notte della Taranta, il festival itinerante di musica tradizionale salentina,  iniziato il 4 agosto e che tappa dopo tappa condurrà al noto concertone finale di Melpignano del 28 agosto.
Non solo musica, dunque, ma anche “parole del festival” che si nutrono di un seme germogliato nella terra crocevia di popoli, incontro tra mari e genti.
De finibus Terrae- Terra Finestra è il tema del dibattito che ha visto la partecipazione di Don Gianni De Robertis direttore nazionale di Migrantes, il vescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca Mons. Vito Angiuli, Alessandra Morelli, responsabile dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati Unhcr in Niger e moderato dal direttore nazionale delle comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado.
Partendo proprio dalla parole di Papa Francesco pronunciate nell’aprile 2018 in occasione della sua visita alla tomba di don Tonino per la ricorrenza dei venticinque anni dalla sua morte, si è avviata una riflessione intensa e partecipata.
Una finestra del Sud Italia che non solo si affaccia, ma si spalanca agli altri Sud del mondo. Questo territorio  è stato sempre caratterizzato da incontri, scambi, sia con l’Africa che con la parte Adriatica. Oggi si parla della via Adriatica come via di collegamento. E questa terra ci consente di guardare da una finestra “privilegiata e strategica “ciò che accade. Attenzione, però, ha sottolineato il vescovo Mons. Angiuli, l’immagine “si sta alla finestra”, non è intesa in maniera statica, di chi sta a guardare quasi passivamente. La finestra più volte citata da don Tonino è la capacità di entrare nelle vene della storia, senza rimanere ai margini; è la capacità di guardare i movimenti, le contraddizioni prima degli altri per poter  intervenire. L’Utopia di don Tonino Bello, era una visione della vita e della storia che sollecitava al risveglio di una comunità.
Una comunità, quella salentina e pugliese più in generale che 30 anni fa, durante i  primi sbarchi di massa sulle nostre coste dalla vicina Albania, dovette fare i conti con pesanti tragedie, come quelle della Kater I Rades, la tragedia del Venerdì Santo del ’97.  Questi fatti cambiarono per sempre la storia dell’immigrazione in Puglia e in Italia, ha ricordo il vescovo che ha sottolineato la lungimiranza di Don Tonino Bello. I suoi scritti, le sue parole, sono di un’attualità disarmante. Parole profetiche di don Tonino Bello, che trovano incarnazione nell’oggi.
E proprio a proposito di migrazioni, da quelle che portarono  lo sbarco di quasi 30mila albanesi sulle coste pugliesi, ai flussi migratori odierni in cui moltissimi migranti perdono la vita; per molti sono solo  fatti, accadimenti, numeri. Non conosciamo le storie, non sappiamo perché partono queste genti.. Forse se le conoscessimo cambierebbe  molto la nostra prospettiva e ne resteremmo profondamente turbati, ha sottolineato il direttore nazionale di Migrantes don Gianni De Robertis. Solo in questo ultimo anno sono sbarcate in Italia 30mila persone. Eppure basterebbe fare un semplice conto, dati alla mano, per capire, che si possono mettere in atto soluzione d’accoglienza non impattanti. 30 mila persone sbarcate da inizio anno su una popolazione europea complessiva di 500 milioni di abitanti, con diverse aree anche del nostro Paese che stanno subendo un processo di spopolamento significa che il rapporto sarebbe di 1 migrante ogni duemila persone. Un’accoglienza non impossibile, ma anzi concretamente attuabile.
Toccanti le testimonianze di Alessandra Morelli che ha raccontato la situazione nei Paesi dove ha operato nei suoi 30 anni di attività, ultimo il Niger e della Killeh da Aleppo, una famiglia di rifugiati siriani, integrati in una piccola comunità salentina.
Alessandra Morelli che ha concluso una carriera trentennale operando sempre a favore di popolazioni svantaggiate, ha annunciato un progetto che la porterà nelle scuole, tra i ragazzi, nel mondo dell'associazionismo  per raccontare la sua esperienza in questi luoghi  per sensibilizzare sulla situazione in alcune zone del nostro pianeta. Il nome del progetto è: “L’arte dell’umano per restare umani”.
 


Nicola Sguera



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