Canne della Battaglia: ancora nel mirino i pini della Provinciale che da via Canosa porta all’Antiquarium. Sabato in tarda mattinata, solo per una coincidenza e per la tempestività di chi si è trovato a passare in quell’ora dove i piromani sapevano che nessun altro sarebbe transitato (a cavallo fra mezzogiorno e le due del pomeriggio) è stato possibile domare il focolaio appiccato alla base di quei pini che, a Barletta come nel territorio, sono stati presi d’assalto.
“Lanciamo un nuovo allarme per la tutela del paesaggio e del patrimonio boschivo nell’area archeologica di Canne della Battaglia. Stavolta ad essere presi di mira sono i maestosi pini mediterranei che, ormai da decenni, formano un delizioso viale alberato sulla strada provinciale n. 19 (ex 142), meta preferita di salutari passeggiate e di footing all’ombra delle loro altissime chiome verdi. Ma c’è chi ne sta preordinando la sistematica eliminazione. Perché? – domanda il giornalista Nino Vinella, presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia Organizzazione di Volontariato - I pini hanno raggiunto un’altezza considerevole e sono ormai entrati a far parte del paesaggio in una zona divenuta purtroppo linea di confine del Parco regionale dell’Ofanto: una posizione che, a quanto risulta dalle tracce raccolte in loco, determina tuttavia ancora scarsa vigilanza da parte delle Forze dell’ordine e dunque scatena le più sfrenate fantasie da quanti attentano alla natura ed all’ambiente. Il sistema di… moda adesso consiste nell’arrostire, letteralmente, a fuoco lento i pini bruciandoli alla base. I delinquenti vi accatastano del legname e vi danno fuoco, aiutati in questo sia dalla presenza degli aghi dei pini, pigne ed altri scarti naturali: il tutto depositato in permanenza perché nessuno provvede alla sia pur minima pulizia dei viale, ostruendo anche le cunette laterali di scolo delle acque piovane che, in caso di precipitazioni, non riescono a smaltire il surplus che ristagna e crea pericoli alla circolazione dei veicoli e dei mezzi agricoli. Ma torniamo all’azione degli sciacalli: appiccano il fuoco che prima divampa con fiammate anche abbastanza visibili ma dopo non si spegne e continua a… covare sotto la cenere, intaccando la parte del tronco a livello strada. La lenta combustione e l’aggressione alla parte esterna della corteccia determinano l’inizio della lenta, lunghissima ma inesorabile malattia del gigante verde: nessuno all’apparenza si accorge della sua morte “in progress” tranne che rendersene conto solo a distanza di qualche tempo, quando ormai è troppo tardi per tentare una qualsiasi “cura” botanica, allorché la chioma da sempreverde diventa marrone bruciato, diradandosi ed alla fine diventando uno scheletro di albero rinsecchito e nero”.
Prosegue Vinella: “In altri casi, tutti purtroppo documentati in fotografia, il tronco divorato dal fuoco a lenta combustione tende ad inclinarsi pericolosamente su se stesso, perché roso e distrutto: a questo punto, il giustiziere di turno ha ottenuto il risultato e denuncia alla competente autorità la pericolosa di quel tronco che pende sulla testa dei passanti e ne chiede il taglio. Fine della storia. La riuscita di quest’operazione pretende l’ammissione di responsabilità da parte di tutti noi verso gli alberi in generale e questi pini più degli altri in particolare. Ogni albero nuovo piantato rappresenta l’impegno della staffetta in corso fra la generazione che ha assistito alla messa a dimora con quella successiva che lo vede crescere e quell’altra ancora dopo che lo vede alto ed orgoglioso. Una staffetta del tempo che continua e di cui l’albero testimonia l’esistenza. Quei pini di Canne della Battaglia hanno maturato dozzine e dozzine di anni per essere cresciuti come sono adesso: furono piantati da chi adesso non c’è più e ne rappresentavano l’eredità di amore verso la natura da tramandare ai posteri. Un messaggio di rispetto per l’ambiente, l’aria pura, il paesaggio: come pure un monito in termini di soldi pubblici che, come ha ricordato lo stesso Comune di Barletta nella sua recente campagna di sensibilizzazione nei giardini pubblici cittadini, comporta l’esborso di migliaia e migliaia di euro per conservare un albero adulto di quelle dimensioni. Fermiamo i vandali adesso, tutti insieme!”
E così il premeditato sterminio dei pini sul viale dei sepolcreti a Canne della Battaglia poteva essere evitato da un pezzo: la responsabilità sta tutta nei ritardi burocratici della Provincia e di una certa visione “politica” delle cose che vanno fatte e certe altre no. Ad affermarlo è sempre il presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Nino Vinella, in questo suo intervento.
“Che Canne della Battaglia soffra di un abbandono generalizzato per colpa del Comune di Barletta è un dato di fatto storico proprio in questo settantacinquesimo anniversario del suo acquisto. Ma anche la Provincia BAT non è immune da colpe in questo disastro di schizofrenie amministrative. La Provincia? Da un lato intervengono quattro commissioni consiliari e stilano un ordine del giorno votato all’unanimità, quasi a lavarsi la coscienza. Poi all’atto pratico leggete ben bene quanto è accaduto nei frequenti contatti con gli uffici preposti.
LA CRONISTORIA - Abbiamo interessato le competenti strutture della Provincia con una fitta serie di comunicazioni a mezzo posta elettronica da quando, come denunciato sulla Gazzetta, si pose mano all’abbattimento di un maestoso pino che penzolava sulla sede stradale: una brutta storia di fax incrociati e di scellerata quanto inefficiente burocrazia di incomunicabilità istituzionale fra Provincia e Comune di Barletta. Chi voleva salvare quell’albero e chi invece decise, senza nemmeno informare l’altro ente, che andava abbattuto, punto e basta.
RITARDO CONTINUO - Orecchie da mercante. E così si arriva solo alla metà di dicembre 2011 quando il sottoscritto, in compagnia del dott. Albanese ex funzionario della Provincia di Bari conoscitore della situazione strade provinciali passate alla BAT, viene ricevuto dal dirigente ing. Merra nell’ufficio di piazza Plebiscito a Barletta per esporre la situazione, di molto peggiorata.
Proponiamo un’attività di volontariato con l’impiego di nostri Soci, ma invano. Poi un paio di mesi l’annuncio della gara d’appalto per mezzo milione di euro vinta da un’impresa di Barletta per fare proprio quello che si voleva: manutenzione delle cunette lungo le strade provinciali etc etc. Il 28 giugno scorso, il Comitato riceve la visita di due funzionari provinciali per verificare sul posto come fare per evitare la strage dei pini. La burocrazia è salva, l’operazione è riuscita, le carte stanno a posto: ma alla fine i pazienti, cioè quei pini, sono tutti morti carbonizzati. A chi dobbiamo mandare il conto?”