Gli chiamano “uomini d’oro”. Sono 80 e sono i componenti degli staff di presidenza e vicepresidenze del Governo Meloni. Un lungo elenco tra cui spiccano i nomi di ex parlamentari, registi, ex calciatori, ed anche prelati ed assistenti storici. La forbice dei compensi va dalla prestazione a titolo gratuito sino al massimo di 221 mila euro lordi anno per il capo di gabinetto della Meloni. Fra i nomi conosciuti: il regista Pupi Avati, che Tajani ha voluto accanto a se come consulte della cultura ; il calciatore Giuseppe Incocciati, chiamato sempre da Tajani, come consigliere per le politiche giovanili e sport; Tommaso Longobardi, il guru del web, voluta da Meloni come sua “social media manager”.  

C’è poi don Matteo Tagliaferri, della Congregazione della Missione San Vincenzo de’Paoli, voluto da Tajani, ma senza specificare per cosa. Gli  altri 76 sono esperti professionisti conosciuti e famosi nel mondo della politica, dell’informazione, dell’economia , della stampa come : Gaetano Caputi futuro capo di gabinetto, Patrizia Scurti e Giovanna Ianniello, rispettivamente segretaria particolare e coordinatrice degli eventi di comunicazione, Mario Sechi già direttore dell’AGI che sarà il nuovo capo ufficio stampa, Fabrizio Alfano già portavoce di Giancarlo Fini Chiusa una partita se ne are un’altra, quella delle nomine negli enti governativi: 94 sono in totale i consigli di amministrazione da cambiare per 403 consiglieri, di cui il 38% donne.

Manca poco perché ad aprile  bisogna rinnovare  18 società direttamente partecipate dallo Stato e 49 partecipate di secondo livello attraverso la Cassa Deposito e Prestiti. La fila degli aspiranti è lunga. Chiaramente la parte del leone sarà fatta da FdI con a seguire Lega e FI.  Speriamo che chi tanto ha invocato il merito la professionalità e competenza, questa volta sia coerente: