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Parità di genere, la Puglia approva la doppia preferenza ma si divide sull'esclusione delle liste
Occasione persa o passo storico?



Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza la legge che introduce definitivamente la doppia preferenza di genere nella competizione elettorale, colmando un ritardo normativo rispetto a molte altre regioni italiane. Ma il via libera è arrivato non senza polemiche, perché la norma ha perso uno dei suoi elementi più incisivi: la sanzione dell’inammissibilità delle liste non conformi al principio dell’equilibrio di genere (60%-40%).

 

Con la modifica approvata, l’articolo 7 della legge elettorale regionale n. 2 del 2005 è stato riscritto: ora ciascun elettore potrà esprimere una o due preferenze per candidati della lista votata, purché di sesso diverso. In caso contrario, la seconda preferenza sarà annullata.
Resta invece una semplice sanzione economica per i partiti che presenteranno liste con più del 60% di candidati dello stesso sesso, non l’inammissibilità delle liste, come previsto nella proposta originale approvata in Commissione e sostenuta da molte forze politiche.

Il segretario regionale del Partito Democratico, Domenico De Santis, ha definito la norma “una legge di civiltà”:

“Abbiamo colmato un deficit di democrazia. Da cinque anni eravamo una delle poche regioni senza la doppia preferenza. Ora i pugliesi potranno esprimere due preferenze di sesso differente. Certo, anche noi avremmo voluto l’esclusione delle liste che non rispettano il 60-40, ma non c’erano i numeri. Rischiavamo di affossare tutto, come già avvenuto tre volte nella scorsa legislatura. Oggi abbiamo fatto un primo grande passo. Se si trova una maggioranza, siamo pronti a tornare in Aula”.

Lucia Parchitelli, consigliera regionale PD e prima firmataria della proposta originaria, ha espresso comunque soddisfazione:

“Con il voto dell’Aula la nostra regione si adegua finalmente alla normativa nazionale. È stato un cammino difficile ma straordinario. Abbiamo portato avanti una battaglia di civiltà che garantirà un’equa rappresentanza di genere. È un segnale importante per le future generazioni”.

Dello stesso tenore le parole della presidente del Consiglio regionale Loredana Capone:

“Finalmente la Regione Puglia colma un deficit di democrazia. La doppia preferenza è uno strumento indispensabile per garantire l’equità nell’accesso alle cariche pubbliche. Anche se sarebbe stato auspicabile approvare l’esclusione delle liste non conformi, è comunque un passo avanti”.

Ma il clima in Aula è stato tutt’altro che unitario. Fabiano Amati, consigliere e assessore regionale del PD, ha votato contro, dissociandosi apertamente dal suo partito:

“Avevamo approvato in Commissione un testo chiaro e coraggioso, che prevedeva l’inammissibilità delle liste non equilibrate. In Aula è passata una versione annacquata. Mi auguro un intervento della segretaria nazionale Schlein per ripristinare il testo originario. Senza sanzioni reali, la parità resta uno slogan”.

Duro anche il commento del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, che ha votato contro in Aula:

“Votare la doppia preferenza senza escludere le liste sbilanciate vanifica lo spirito della norma. Avevamo condiviso un accordo in Commissione, poi tutto è cambiato. Una lista con l’80% di uomini e il 20% di donne non garantisce pari opportunità. Così non cambia nulla rispetto al 2020. Non accettiamo compromessi al ribasso su un tema così importante”.

Da parte delle opposizioni, i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia (Renato Perrini, Dino Basile, Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Tommaso Scatigna e Tonia Spina) hanno attaccato duramente la maggioranza:

“Ancora una volta Emiliano ha dimostrato di non avere una maggioranza coesa. È stato lui stesso a votare contro un emendamento frutto di un accordo bipartisan. Uno spettacolo imbarazzante, con il M5S che si dice favorevole alla parità, ma poi vota contro. Non esistono patti d’onore nella sgangherata maggioranza di Emiliano”.

Infine, il capogruppo del PD in Consiglio regionale Paolo Campo ha rivendicato il risultato come un compromesso necessario:

“La parità di genere è ora parte integrante della legge elettorale della Regione Puglia. Il testo è stato modificato in Aula per trovare un’intesa con la minoranza. Dopo anni di confronto, abbiamo finalmente adeguato la normativa regionale a uno dei principi cardine della nostra democrazia”.

 



Giuseppe Schiavone










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