Sono stati diffusi l’11 settembre scorso dall’ISTAT i dati relativi all’export delle regioni e province italiane nel
secondo trimestre 2019, che ci permettono di fare il punto sull’export della BAT nella prima metà dell’anno
in corso. Quello che emerge in estrema sintesi è che in un contesto alquanto positivo per le esportazioni
italiane e pugliesi, l’export della BAT registra una flessione. Si tratta di una flessione che segue il
rallentamento della crescita registrato l’anno scorso, dopo sette anni di pronunciata crescita.
I settori più importanti dell’export provinciale sono sempre la moda e l’agroalimentare, ma quelli che
hanno manifestato maggiore dinamicità nel primo semestre 2019 sono stati il comparto dei macchinari non
altrimenti classificati e il comparto della chimica. In arretramento i comparti estrattivo e dei prodotti in
metallo. In leggera flessione i comparti della moda, dell’agroalimentare e della gomma e materie plastiche.
I Paesi europei restano il maggiore mercato estero di riferimento, soprattutto Francia, Germania, Regno
Unito e Spagna.
Fra i paesi extra-europei, emergono Albania, Medio Oriente, Polonia, Stati Uniti.
L’export della BAT resta comunque troppo legato a beni a basso contenuto tecnologico e
l’internazionalizzazione dell’economia provinciale è ancora insufficiente.
Vediamo nel dettaglio i trend dell’economia internazionale, sulla base delle previsioni di aprile scorso del
Fondo Monetario Internazionale, con degli aggiornamenti risalenti a luglio scorso, e i trend delle
esportazioni italiane e della BAT, tratti dai dati pubblicati dall’ISTAT.
Rallenta la crescita dell’economia mondiale
Il 2019, così come il 2018, è un anno che segnerà secondo il Fondo Monetario Internazionale un
rallentamento della crescita economica. Secondo le ultime stime di luglio la crescita del PIL mondiale
quest’anno sarà del +3,5% contro il +3,7% del 2018 e il +3,8% del 2017. Per il 2020 il FMI prevede una
crescita del +3,6%.
Nel complesso ci troviamo di fronte a un quadro di sostanziale incertezza dell’economia internazionale, che
evidenzia per questi ultimi anni e per i prossimi anni una crescita meno intensa di quella registrata negli
anni prima dello scoppio della grave crisi finanziaria ed economica del 2008-2009. Prima d’allora la crescita
era stata più intensa, con un tasso medio annuo sopra il 4% fra il 2000 e il 2008.
In questi ultimi anni, così come nelle previsioni a medio termine, la crescita dell’economia mondiale è
sostenuta principalmente dalle economie emergenti, che continuano a crescere a ritmi più elevati rispetto
alle economie avanzate (in media annua: +5% contro 1,5% nel periodo 2009-2018; +4,8% contro +1,7%
stimato nel periodo 2019-2024). La Zona euro, per altro, registra tassi di crescita più bassi rispetto alle
economie avanzate (in media annua: +0,8% nel periodo 2009-2018 e +1,4% secondo le stime per il 2019-
2024).
Le incertezze globali
Il processo di globalizzazione dell’economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al periodo pre-crisi. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni ’90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha smesso questo ruolo negli anni più recenti. Dal 2009 al 2018 il commercio mondiale, infatti, è infatti cresciuto in media annua, di appena il +3,4% rispetto al +6,9% registrato fra il 2000 e il 2008. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l’Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato.
Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare
maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull’export. Inoltre, le nuove guerre
commerciali fra Stati Uniti e Cina, cioè l’affermarsi di un nuovo protezionismo fra due delle più grandi
economie mondiali, La nuova politica protezionistica del governo statunitense è destinata a creare nuove
turbolenze commerciali e a incidere ulteriormente sulla crescita futura dell’economia mondiale.
Secondo le previsioni più recenti del Fondo Monetario Internazionale la crescita del commercio mondiale
tra il 2019 e il 2024 dovrebbe attestarsi su un valore medio annuo del 3,8%.
I dati mensili rilevati dal CPB-Word Trade Monitor tracciano una caduta del commercio estero nel secondo
trimestre del 2019 e un trend complessivamente negativo dopo ottobre 2018.
Si ferma la crescita dell’export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza sia della crescita economica che del commercio, che
quindi crea un contesto meno favorevole alla crescita del commercio internazionale e, dunque, un contesto
internazionale più competitivo, la BAT negli ultimi 18 mesi ha mostrato segnali prima di rallentamento della
crescita (2018) e poi di flessione (primi sei mesi del 2019). In quest’ultimo periodo il valore dell’export è
stato pari a 282 milioni di euro, in contrazione rispetto al primo semestre 2018.
In termini congiunturali, gli ultimi due trimestri hanno registrato una contrazione rispetto all’ultimo
trimestre del 2018 e rispetto ai primi due trimestri del 2018.
Occorre considerare che nel primo semestre 2019 vi è stata una crescita dell’export tanto a livello nazionale
(+2,7%) che a livello regionale (+10,1%).
I settori d’esportazione
E’ l’industria manifatturiera a contribuire fondamentalmente all’export provinciale, nella misura di oltre il
90%.
Quasi il 38% dell’export provinciale proviene dal comparto calzaturiero, seguito dai comparti
dell’abbigliamento e del tessile che pesano per oltre il 20%. Nel complesso il 64% dell’export provinciale
proviene dal sistema moda.
L’export del comparto agroalimentare, invece, in questa prima parte dell’anno si è fermato solo a una
quota del 15% circa, in calo rispetto al 2018.
Altri comparti sono quelli dei macchinari e apparecchi non altrimenti classificati (5%), della chimica (3,7%),
della gomma e materie plastiche (3,4%), dei prodotti in metallo (2,2%).
Occorre sottolineare che nel primo semestre del 2019 i comparti che hanno registrato la maggiore crescita
relativa sono stati quello dei macchinari non altrimenti classificati (+15,8%) e quello della chimica (+10,3%).
La bilancia commerciale della BAT
La bilancia commerciale della BAT, cioè il saldo fra export e import, è stata fra il 2010 e il 2015 sempre
positiva, ma nel triennio 2016-2018 ha registrato un crescente saldo negativo. Anche nel 2019 si conferma
un saldo negativo.
A livello dei settori più rilevanti del commercio estero provinciale è possibile vedere, in particolare, che nel
2019 registrano un trend positivo della bilancia commerciale solo i settori della gomma e materie plastiche,
dei macchinari non altrimenti classificati, dei prodotti in metallo.
La destinazione geografica dell’export della BAT
La crescita meno intensa delle economie avanzate e della zona euro, come detto in precedenza, ha spinto
anche la BAT, negli anni scorsi, a guardare in termini sempre più consistenti ai mercati in via di sviluppo.
Tuttavia, i Paesi della Ue continuano a rappresentare oltre la metà dell’export provinciale.
In effetti, le imprese della BAT hanno puntato maggiormente su Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.
Fra i paesi extra Ue, l’Albania e il Medio Oriente continuano ad essere i principali mercati di riferimento,
seguiti da Stati Uniti, Svizzera e Russia. Nel caso dell’Albania si tratta di flussi commerciali legati alla
delocalizzazione di imprese della BAT del settore moda.
Le aree geografiche e i principali paesi di interscambio commerciale della BAT
Analizzando più nello specifico l’interscambio complessivo (export+import) del settore manifatturiero, che
rappresenta per la BAT quasi il 90% dell’export e il 93% dell’import, i paesi con cui la BAT ha registrato nel
corso del primo semestre del 2019 il maggior interscambio sono stati l’Albania, la Germania, la Turchia, la
Francia, la Spagna e la Cina, che hanno totalizzato il 65% circa dell’interscambio manifatturiero provinciale.
Per questi paesi l’interscambio risulta in passivo con l’Albania, la Turchia, la Spagna e la Cina, risulta invece attivo con Germania e Francia.
Il passivo con l’Albania è dovuto principalmente alle calzature e all’abbigliamento, quello con la Spagna ai
prodotti alimentari (soprattutto olii e grassi vegetali e animali), quello con la Turchia al tessile, quello con la
Cina alle calzature e all’abbigliamento. L’attivo con la Francia e con la Germania è ascrivibile principalmente alle calzature, all’abbigliamento e all’agro-alimentare.
Gli obiettivi futuri
L’export della BAT presenta dei punti di criticità che, soprattutto in una prospettiva futura di medio-lungo
periodo, non possono essere sottovalutati.
In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita
dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale. Gran
parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più
rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo.
La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l’80% dell’export provinciale è infatti legato a
settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo,
che possono contare sul costo della manodopera più basso. Non va però sottaciuto che emerge una
tendenza ancora tutta da rafforzare di crescita dei settori di media tecnologia, in particolare di quella
medio-alta.
In secondo luogo, l’apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell’export sul PIL,
questi rimane basso per quanto emerga un trend positivo di miglioramento.
La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e, tramite questo,
una maggiore apertura internazionale dell’economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per
pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che
contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.
A cura di Emmanuele Daluiso
Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles
Membro dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali