Attualita
venerdė, 20 aprile 2018
12:53:00
Papa Francesco in Puglia, il pensiero di don Sabino
L'intervista al Delegato Episcopale della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio mons. Bello
In occasione della venuta ad Alessano e Molfetta del Santo Padre, Papa Francesco, per
rendere omaggio a don Tonino Bello a venticinque anni dalla morte, don Sabino Lattanzio,
Delegato Episcopale della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio mons.
Bello, onorato rilascia un’intervista e considera “di poco conto le difficoltà incontrate al
pensiero di quanta ricchezza prodotta”.
Don Sabino, a te è toccato il compito principale all’interno della Causa di Canonizzazione e
Beatificazione di don Tonino Bello, avendo ascoltato tutti i testimoni chiamati a deporre circa le
virtù eroiche e la fama di santità del vescovo di Molfetta. Qual è stata la tua esperienza?
L’11 ottobre 2010, giorno in cui compivo cinquant’anni, ero pellegrino con un gruppo di miei
parrocchiani presso la Santa Casa di Loreto per rendere grazie al Signore e alla sua Madre
Santissima, quando fui raggiunto da una telefonata inattesa. Era il vescovo di Molfetta, mons. Luigi
Martella, che mi chiedeva la disponibilità a prendere in mano la Causa di Beatificazione e
Canonizzazione del Servo di Dio don Tonino Bello in qualità di Giudice Delegato, in quanto mons.
Antonio Neri – che mi aveva preceduto – era stato nominato sottosegretario della Congregazione
per il Clero.
Pur avendo una certa esperienza in merito per aver seguito altre Cause, pensando alla grandezza del
Personaggio, rimasi interdetto dinanzi a tale richiesta … ma subito mi tranquillizzai, leggendovi un
“disegno superiore”. Per questo umilmente diedi la mia disponibilità, confidando nella mano di
Dio che mi avrebbe condotto in questo grave compito che consisteva principalmente nell’ascoltare i
testimoni che avrebbero deposto circa le virtù eroiche e la fama di santità di mons. Bello e redigere
le testimonianze senza alterarle. La richiesta fu formalizzata con il Decreto di nomina firmato da
mons. Martella il 4 giugno 2011.
Quanti testimoni sono stati ascoltati?
Dal 30 aprile 2010, giorno in cui fu introdotta la fase diocesana della Causa di Beatificazione e
Canonizzazione di mons. Bello, fino alla mia nomina di Giudice Delegato erano stati ascoltati
quattro testimoni. Ricevuto il nuovo mandato, senza perdere tempo, mi misi all’opera. Il primo teste
da me escusso è stato l’intimo collaboratore di don Tonino, mons. Tommaso Tridente, vicario
generale della Diocesi di Molfetta-Ruvo- Giovinazzo-Terlizzi.
A seguire, nel corso di 75 sessioni, unitamente agli altri membri del Tribunale, ho ascoltato 56
testimoni, tutti “de visu”: gente comune, parenti, amici d’infanzia, amici di seminario, vescovi,
sacerdoti, religiosi e collaboratori intimi del Servo di Dio quand’era sacerdote e vescovo. Senza
tradire il segreto d’ufficio, posso affermare che dai tasselli del mosaico del giudizio di tutti è venuto
fuori un don Tonino sempre uguale a se stesso: appassionato di Gesù Cristo, del Suo Vangelo, della
causa del Regno e della Sua giustizia, quindi, degli ultimi e dei poveri.
Il 30 novembre 20013 si è tenuta a Molfetta l’ultima sessione dell’Inchiesta Diocesana. Che
risonanza ha avuto questo evento?
Per il ruolo che ho ricoperto nella Causa in questione, ho potuto constatare di persona quanto bene
si vuole ancora a don Tonino. Nel rito conclusivo della fase diocesana della Causa di
Canonizzazione, la Cattedrale di Molfetta era gremita fino all’inverosimile. Trattavasi di fedeli e
anche di persone “laiche” che, pur non professandosi credenti, vedono in don Tonino un modello di
vita a cui ispirarsi. Veramente la figura di don Tonino Bello non cessa di meravigliarci. La sua
testimonianza, altamente evangelica, si manifesta sempre più nella sua attualità. Sono in molti,
ormai, a vedere questo nostro santo vescovo pugliese, l’antesignano di Papa Francesco che tanto
entusiasmo e speranza sta dando al mondo intero. Così si è espresso un suo simpatizzante che lo ha
conosciuto in vita: “Tutto quello che ci sta dicendo oggi Papa Francesco, di uscire dai
recinti, di raggiungere le periferie esistenziali, di recuperare le novantanove pecore
che si sono allontanate dall’ovile e non fermarsi a ‘pettinare’ l’unica pecora rimasta
nell’ovile, sentire addosso ‘l’odore delle pecore’, don Tonino profeticamente già lo ha
detto e lo ha fatto da sacerdote, prima, e da vescovo, poi”.
Il compito che hai assolto è stato di grande responsabilità, tenendo conto del Personaggio. Che
cosa ha provocato nella tua persona? Quali eventuali difficoltà hai incontrato?
Nel portare avanti questo compito considero di poco conto le difficoltà incontrate al pensiero di
quanta ricchezza prodotta. Certo, la fatica non è stata poca! Ma, in coscienza, sento che è più ciò
che ho ricevuto che quello che ho dato. Don Tonino, attraverso i suoi testimoni, mi ha arricchito,
edificato e, tante volte, messo in discussione. Per questo ribadisco che la mia, più che una fatica è
stata un’occasione privilegiata di crescita personale. Spero che quanto realizzato, oltre che a mettere
in luce questa autentica figura di seguace di Cristo, possa portare frutti di crescita spirituale in tanti
fratelli e sorelle che si avvicinano continuamente alla sua persona.
Don Tonino Bello è stato un uomo coerente con se stesso, nei confronti di Dio e degli altri.
Consapevole che “delle nostre parole daremo conto alla storia, dei nostri silenzi daremo conto a
Dio”, egli non ha mai avuto paura di compromettersi fino in fondo, a costo di pagare di persona,
forte del monito del Maestro Divino: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà
la propria vita per causa mia, la troverà!”
Redazione