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"La memoria del Natale": la riflessione del prof. Giuseppe Lagrasta
"La memoria è un filo di vento, è una parola dimenticata dal tempo"



La memoria umana è memoria di sogni, desideri, avventure, passioni, è la cifra, il segno di un fascino della vita e dell'esistenza che spesso si perdono tra i rivoli del tempo accelerato, del tempo immediato, trascurato e frantumato. Ecco che ricordare la memoria del Natale nella sua essenza religiosa, vitale fortemente umanante, ma anche edificante, esistenziale e poetica, ci consente di formulare una narrazione vivida, proiettata sul cesto delle parole deperibili per recuperarle a nuova vita.

Perché, nel desiderio di appassionarsi, di reagire e di impegnarsi in un progetto di azioni e parole nuove, è racchiuso anche l'esercizio della libertà che promuove la vita creativa e che favorisce il recupero di immagini riflessive ed edificanti che altrimenti andrebbero perdute.

E la creatività, espressione di memoria visiva, implicita ed esplicita, di memoria volontaria e involontaria, se non raccolta, ci farà perdere gli elementi formativi che caratterizzano la memoria personale, autobiografica e collettiva. Ecco allora che la memoria autobiografica familiare e sociale nutre una mappa di esistenze che chiedono vita, racconto e umanità.

Cosi, senza memoria, la realtà umana e sociale, si palesa come una società in frantumi, in evidente difficoltà poiché la mappa memoriale della vita e dell'esistenza umana, è un disegno su carta sottile quanto un filo d'aria e potrebbe avere alcune parti abrase, altre cancellate, altre parti scritte col lapis e soggette ad incuria del tempo, altre addirittura falsificate dall'illeggibilità di alcune parole. E allora spetta agli esseri umani tornare a fare memoria col cuore e con la vita che si dona all'altro, senza misura. Questo gesto, forse potrebbe risultare decisivo sempre ma anche durante le festività natalizie potrebbe dare un senso a ciò che siamo, ciò che facciamo, a ciò che pensiamo rispetto ai cimiteri marini e alla morte per fame.

Così la memoria, accartocciata, ridotta a rudere, depositata tra le rovine circolari di un tempio improbabile, ha bisogno di nuova linfa vitale, di soggetti istituzionali, culturali, associativi e comunitari che se ne prendano cura.
E i nuovi soggetti che possono sicuramente fare memoria del passato per fare memoria del presente attraverso una lettura sistemica per vivere il futuro sono i giovani, gli adolescenti, i protagonisti di una comunità esistenziale che con progetti e reti culturali e reti sociali di intervento istituzionali possano trovare nuovi spazi di riflessione, di elaborazione culturale e di progettazioni future.

Nè sarà possibile dimenticare la storia di una città, di una comunità, di una società umana, intreccio di autobiografie e di identità comunitarie che vive, opera, realizza, cercando di crescere insieme coniugando le istanze provenienti dai giovani. E da questo nucleo di energie invisibili che potrà o potrebbe rinascere il lievito della memoria civile, storica, culturale e democratica di una città ridotta allo stremo delle forze. E allora,  ecco finalmente il Natale, che sia essenza di luce, un Natale di illuminazione, una illuminazione posata  sul filo della memoria di tutti.

Canto di Natale

La memoria è un filo di vento
È una parola dimenticata dal tempo
un profumo delicato un frutto acerbo
Voce di madre perduta nel deserto.
La memoria è  gioia distratta
Profumo  di pane colore d'acqua.
Memoria parola di sabbia infranta
Vita del sole Natale di luce che incanta.


Alle radici della memoria

Cesto di memoria anni voci d'un tempo
Amico trepide fughe tra giochi felici
Memoria dolore acerbo che si sconta col tempo
con le madri a mani giunte smarrite nel silenzio.
Memoria di suoni di voci di canti
Memoria di luce di fuochi d'incanti.
Nel nome del cuore che umano
Reclama un luogo di luce per darsi la mano.

La memoria del dono

Quando il tempo stremato da giovani
parole avrà perduto peso e misura
E il cuore senza battiti altrui sarà
Perso tra le ragioni oscure del cuore
Adolescenti proveranno il vivere fatto
Di assenze abbandoni  e lontane meraviglie
Provocati da cuori invecchiati. Ma torneranno
giovani funamboli e avranno vita di vertigini
su fili di memoria  di terra abrasa.
E avranno luci e ombre sulla terra e doni
Faranno e un nuovo alfabeto d'amore
Canteranno su altari d'incenso profumati
Verrà allora il tempo della libertà
E forse i cuori adolescenti
Ritroveranno le giovani parole
Per dire degli amori degli anni innocenti.

 


Redazione



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