Attualita
giovedė, 3 febbraio 2022
10:16:00
Incontro tra Dino Buzzati e Italo Calvino al Castello di Barletta: dialogo immaginario
Uno scritto di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista
In occasione del centenario dalla nascita di Dino Buzzati pubblichiamo un dialogo immaginario tra Buzzati e Calvino scritto da Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista. Dino Buzzati è nato il 28 gennaio 1922 (e in questi giorni ricorre l’anniversario dai cento anni dalla nascita) è stato scrittore di un grande numero di romanzi e racconti surreali e fantastici, tanto da esser a più riprese definito il "Kafka italiano", (paragone che lo scrittore bellunese ha sempre rifiutato) e tuttora è considerato, con Italo Calvino, Tommaso Landolfi, e Massimo Bontempelli uno dei più grandi narratori fantastici e iperrealistici del Novecento italiano. Il romanzo “Il deserto dei Tartari” (1940), è considerato un grande capolavoro quale esponente della narrativa fantastica, trovando in Italo Calvino e in Tommaso Landolfi, magici compagni di viaggio, autori che insieme, hanno saputo offrire ai lettori un intreccio favolistico, meraviglioso e misterioso.
Gli scrittori Dino Buzzati e Italo Calvino si ritrovano, per una strana e fantastica coincidenza, dovuti agli innumerevoli destini del caso, a dialogare nella Piazza d’Armi del Castello di Barletta. Un dolce e fresco pomeriggio meridiano di Barletta, in occasione della Settimana della cultura del libro, mentre fanno un viaggio di ritorno verso Milano in compagnia di Franco Antonicelli, scrittore e critico letterario. Siamo nel periodo di una ennesima ristampa de “Il Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati che sta riscuotendo un notevole successo editoriale in tutta Italia mentre Italo Calvino ha da poco pubblicato l’edizione de: “La Trilogia degli Antenati” composta da: “Il Visconte Dimezzato”, “Il Barone Rampante” e “Il Cavaliere Inesistente”.
Calvino: Allora mio vecchio amico come stai! Come va? Vedo che a furia di scrivere e dipingere ti sei ringiovanito. Come te la passi a Milano!
Buzzati: Sto bene, Italo, sto bene, e con mia grande meraviglia riesco a scrivere con molta convinzione e piacere. In questo periodo oltre alla ristampa de “Il Deserto dei Tartari” ho pubblicato una raccolta di racconti “La boutique del mistero” e ciò mi ha dato una ulteriore spinta a scrivere racconti a cui mi dedico con molta passione. E tu, come te la passi a Parigi?
Calvino: Bene, bene. Mi ci trovo bene. Da quando mi sono trasferito in Francia vivo con più serenità. Abito in un quartiere dove sono uno sconosciuto e questo mi dà la possibilità di andare in giro a prendere i giornali, bere un caffè, oppure andare nei negozi, fare la spesa con una calma che non avrei in Italia. E poi l’aria di Parigi mi fa bene. Incontro Raymond Queneau, George Perec, F. Le Lionnaise, J. Roubaud, N. Arnaud, insomma gli amici del Gruppo dell’Oulipo (l’opificio di letteratura potenziale diretto da Queneau) con i quali mi diverto tanto e mi fanno tanta compagnia.
Buzzati: Un po' ti invidio, sai. Ma tant’è. Ho deciso di ritirarmi per un po' nel bellunese. E stare lì con mia madre a scrivere in pace tra le montagne, la natura, i vecchi amici d’un tempo. Spero che questo periodo difficile mi passi.
Calvino: Vedrai che passa. E poi oggi qui in Puglia ti vedo proprio in forma. Ma vorrei chiederti come sei riuscito a strutturare il tuo romanzo “Il Deserto dei Tartari”, scrivendo e vivendo di notte e immaginando una fortezza tra tanta oscurità, timori e fantasmi. Quale è stata la tua immagine o metafora-madre.
Buzzati: Sai, ho avuto sempre un interesse per il mistero e la magia e mi ha intrigato sempre l’assurdo e quel senso di attesa, quell’attendere un evento minimo, un soffio. Ecco, lo svolgersi di un mistero, il desiderio di essere presente all’apparire di una magia mi ha portato a scavare nell’idea dell’attesa e dell’assurdo. Questa è stata la metafora-madre del romanzo. E tu scrivendo “Il Cavaliere inesistente” su quale immagine – chiave ti sei consolidato per descrivere e narrare la storia.
Calvino: L’idea è stata la rappresentazione di un cavaliere che con la sua corazza c’è, esiste ma non esiste. Una corazza vuota con un cavaliere inesistente con la sua voce, la sua forza di volontà e la fede nella santa causa. Combattere contro i turchi. Tu immagina, qui, in questo Castello di Barletta, con Carlo Magno e Federico II che passando in rassegna dei soldati incontrano Agilulfo, il Cavaliere Inesistente. Simpatico l’incontro. No! Mentre Agilulfo dice di esistere mentre non esiste. Un rompicapo per Carlo Magno e Federico II.
Buzzati: Italo, quello che dici è divertente, fantastico, di un intreccio narrativo meraviglioso. Ma anche il tuo cavaliere inesistente mi pare che attenda qualcosa come il tenente Giovanni Drogo, protagonista del Deserto.
Calvino: Sì, Dino, sì, il Cavaliere inesistente…anche lui aspetta qualcosa, anche se spesso si ritrova a osservare i miraggi.
Buzzati: I miraggi! Ma anche i miei protagonisti, come Giovanni, a furia di osservare gli orizzonti e le ombre degli orizzonti, svagano gli occhi e assistono a dei miraggi. Quindi Giovanni Drogo e il tuo Cavaliere Inesistente, Agilulfo Nemo Bertrandino dei Guildiverni attendono i Tartari, anche se poi Agilulfo i nemici li incontrerà e la guerra la farà sul serio.
Calvino: Certo Agilulfo, il Cavaliere Inesistente la farà la guerra, ma a lui non basta, il giovane Agilulfo è sempre in attesa di qualcosa, di un incontro, di qualcuno che poi…non accadrà e sarà tutto vano. Scriviamo storie consegnando un intreccio intriso di suspense, una narrazione in cui l’attesa, la magia, il mondo fantastico e meraviglioso fanno da cornice ad una umanità scissa, divisa, oscillante tra il credere nel reale e affidarsi al surreale, al magico, all’irrazionale.
Buzzati: Sono d’accordo. Una narrazione fatta di riti di passaggio, di storie di segreti e incanti; credo che far emergere da vite quotidiane anonime e tranquille, una pulsione magica, una scossa fantastica renda la vita più interessante sia per chi legge che per chi scrive. E vorrei aggiungere, non solo l’attesa ma anche l’irreversibile, il patologico, l’ansioso, l’irrazionale e il fantastico noir.
Calvino: Ma certo, Dino, il fantastico noir, il genere che mi ha sempre affascinato e che ho anche realizzato scrivendo “Il Visconte Dimezzato” per esempio, come pure tu sei riuscito a realizzarlo attraverso i racconti delle “Boutique del Mistero”.
Buzzati: Convengo con te che le storie che ho raccontato ne “La Boutique del Mistero”, possiedono la dimensione dell’attesa, del fantastico, dell’enigma che colpisce l’esistenza, della dimensione dell’assurdo.
Calvino: Dino, certo…anche l’attesa del visconte dimezzato nel suo voler vedere tutto distrutto intorno a sé per essere felice vive una attesa spasmodica, anche se poi...il visconte dimezzato si ricongiunge, dopo tanta attesa, in un unico visconte, con le ferite tutte rimarginate. In questo caso l’attesa è valsa anche a raggiungere un obiettivo.
Buzzati: Come vedi, è un mondo fatto di segni, di simboli, di cifre fantastiche che in me hanno operato in modo essenziale e precipuo. Prima tu citavi il romanzo “Il Barone Rampante”. E io sono d’accordo. Il tuo barone è rivoluzionario, ironico, e possiede una fantasia meravigliosa con la decisione improvvisa di salire e non scendere più dagli alberi. Ma vedo che anche il Barone Cosimo di Piovasco s’è posto sugli alberi per attendere qualcuno o qualcosa. Sai ripensandoci, mentre il tenente Giovanni Drogo è nella fortezza militare ad attendere l’evento così come Cosimo di Piovasco è lì sugli alberi e anche lui è lì in attesa…
Calvino: Nelle nostre pagine e nei nostri racconti il concetto di attesa è meraviglia, è frastuono. Una felicità mi riempie di calma e di riflessione perché come tu dici è nell’attesa che nasce la meditazione, la riflessione, l’interrogazione.
Buzzati: Siamo di fronte al tuo mondo fantastico visionario, al tuo fantastico mentale. Perché Italo, le tue narrazioni sconvolgenti scaturiscono dal tuo teatro mentale, quindi il tuo fantastico è mentale, cristallino, trasparente.
Calvino: Sì siamo vicini e il tuo fantastico oltre ad essere visionario è un fantastico quotidiano, un fantastico psicologico, un fantastico noir, che apre le porte all’inverosimile, all’assurdo, alla magia, all’incanto del tempo frantumato, irrimediabile, irripetibile.
Buzzati: Credo che la trilogia fantastica che hai scritto è una cosa nuova nello spazio narrativo del Novecento. Aggiungo che la tua scrittura nasce dai sogni, dalla civiltà nascosta nell’intimo degli uomini.
Calvino: Ma anche le tue avventure meravigliose sono allegorie, ironie trasformative, paradossi che raccontano l’assurdo della vita.
I due scrittori all’arrivo di Franco Antonicelli risalgono in automobile. Si recheranno a far visita al Castel del Monte nei pressi di Andria perché Dino Buzzati non ha avuto l’occasione di visitarlo ed e molto interessato.
Foto:
quattroruote
libroparlato
Domenico Sguera