Il primo fu Orazio Flacco, poeta di Venosa, ai tempi di Augusto con il suo verso "Sale al cielo l'afa della Puglia sitibonda". Poi il parlamentare mazziniano, Matteo Renato Imbriani, nel 1890, con la sua celebre frase "Vengo dalla Puglia assetata di acqua e di giustizia". All' inizio del '900, la questione acqua diventa un emergenza nazionale e nasce l' Acquedotto Pugliese.Sono passati secoli ma la Puglia sitibonda e' ancora una realtà. Certo, le condizioni e le responsabilità sono cambiate, l'emergenza e' sotto gli occhi di tutti. Scipione, Caronte, Lucifero sono nomi che richiamano alte temperature e piogge sempre più scarse o torrenziali. L'acqua potabile e irrigua scarseggia, la desertificazione avanza. Il dramma e' alle porte e chi ne sta già pagando già le conseguenze e' il comparto agricolo.

Occorre, da subito, attuare un grande piano che, ad esempio, attraverso la costruzione di nuovi invasi permetta di immagazzinare acqua piovana nei momenti di piena e consumarla nei periodi secchi. Non dimentichiamo, inoltre, che siamo una regione, così come tutta l'Italia, bagnata dal mare e quindi di acqua da dissalare e utilizzare ne abbiamo. Se a questo, aggiungiamo la riduzione dell'inquinamento e delle acque reflue accanto ad un aumento del riciclaggio delle stesse, la battaglia può essere vinta.

Quello delle acque e' un settore vitale per la sopravvivenza del pianeta e dell' uomo ,e richiede tanta presa di coscienza, tanti studio e tanta ricerca. In tale ottica e'  da salutare con soddisfazione un accordo, firmato tra Acquedotto Pugliese e il mondo dell' Università e Ricerca del Mediterraneo, per l' avvio di master e di progetti, per quello che e' diventato "l' oro blu" ed e' stato sancito come obiettivo 6 della Agenda ONU 2030.