Domenica 21 maggio 2023, Solennità dell’Ascensione del Signore, si celebra la 57ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Ed è la domenica in cui ci vivremo il primo “Incontro diocesano delle confraternite” (Bisceglie, Chiesa di San Giuseppe, Universo Salute-Opera Don Uva), nella speranza che il Signore Risorto che ascende sia la forza da cui attingere per un ulteriore crescita alla santità e testimonianza di vita dei numerosi e apprezzati sodalizi operanti nel tessuto della vita diocesana.
Mi permetto di porgere alcune considerazioni, tenendo conto degli ampi orizzonti di riflessione aperti da Papa Francesco con il suo messaggio per questa giornata «Parlare col cuore. “Secondo verità nella carità” (Ef4,15)», a cui rinvio per una lettura integrale.
Egli collega quel “Parlare col cuore” ai temi dei messaggi per le giornate mondiali degli ultimi due anni: “andare e vedere” (2021) e “ascoltare” (2022).
E’ facile intuire come il Santo Padre stia proponendo agli operatori del mondo della comunicazione una sorta di deontologia di base perché il loro servizio si riveli veramente prezioso contributo di informazione, direi anche di formazione, con l’obiettivo di disvelare la verità dei fatti:
«E’ il cuore - egli dice - che ci ha mosso ad andare, vedere e ascoltare ed è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente». Dove per “cuore” si deve intendere quella capacità o atteggiamento di «sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dell’altro». Sì, la comunicazione vissuta con il “cuore” non allude a qualcosa di dolciastro, di sentimentale o di gratuito buonismo, ma piuttosto ad un prolungamento della capacità di ascoltare che significa mettere da parte il proprio punto di vista, sospendendo il giudizio, per avere maggiormente accesso all’altro o ad un fatto, molto spesso connotati da una complessità che richiede ponderazione, a volte silenzio, ed un vero e proprio discernimento. Facendo così si vive nella comunicazione quanto di più pregnante è nella parola “carità”.
Questo è vero per chi fa della comunicazione la propria professione, ma – e il Papa lo dice chiaramente – nel momento in cui viviamo le nostre relazioni e le diverse e articolate situazioni di vita – che il Papa chiama “incontri” - in cui, giorno dopo giorno, ci ritroviamo coinvolti. Dove questo stile e questo approccio, il più delle volte, ci pongono dinanzi a qualcosa di inaspettato, bello, vitale, gioioso: «Allora può avvenire il miracolo dell’incontro, che ci fa guardare gli uni gli altri con compassione, accogliendo le reciproche fragilità con rispetto, anziché giudicare per sentito dire e seminare discordia e divisioni».
E quanto, leggiamo sempre nel messaggio, «il parlare amabile apre una breccia perfino nei cuori più induriti (…) dove la gentilezza non è solo questione di “galateo”, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni»!
Probabilmente quanto cammino in questo senso si deve ancora fare per progredire nelle amicizie, nella vita coniugale, nella vita sociale e politica, nelle questioni condominiali, nelle nostre comunità ecclesiali!
Il Santo Padre fa ampio riferimento altresì a San Francesco di Sales, esempio luminoso del “parlare cuore al cuore”, vissuto 400 anni fa, patrono degli operatori nella comunicazione sociale e delle persone con disabilità comunicative: «Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati da questo santo della tenerezza, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà, ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive». E ciò per crescere nella comunicazione “non ostile”, che si esprime in un linguaggio di pace per «favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori».
La comunicazione poi è fondamentale anche nel cammino sinodale nel quale, orami da due anni, siamo inseriti: «Sogno una comunicazione ecclesiale che sappia lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, gentile e al contempo profetica, che sappia trovare nuove forme e modalità per il meraviglioso annuncio che è chiamata a portare nel terzo millennio. Una comunicazione che metta al centro la relazione con Dio e con il prossimo, specialmente il più bisognoso, e che sappia accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale. Una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità».
Avviandomi alla conclusione, il mio pensiero corre a voi, operatori della comunicazione del nostro territorio. Vi incontro molto spesso e volentieri! Mi intervistate e mi chiedete di esprimermi sulla vita della nostra comunità ecclesiale e su quanto avviene ogni giorno! Vi ringrazio di cuore! Invoco su tutti, in particolare su voi e le vostre famiglie, la benedizione del Signore!