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sabato, 9  settembre 2023



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La Rievocazione storica della Disfida di Barletta: dal passato al presente
La nota storica dell'archivista di Stato Michele Grimaldi



Dopo il precedente del 9 settembre 2016 con la presentazione a Bari tenutasi nella sala stampa della Presidenza della Regione Puglia, lunedì 28 agosto (sempre) nel capoluogo pugliese presso la sala stampa di Aeroporti di Puglia (la goccia scava la roccia), è stata presentata l'edizione 2023 della Disfida di Barletta, in programma dal 3 al 10 settembre, con il ritorno del certame cavalleresco.

Potrebbe essere solo frutto del mio non negoziabile amore verso Barletta e la sua Storia o forse pensarla diversamente da chi afferma che il futuro (ancora da venire) sarà certamente migliore del passato ma, scusate, solo nella mia mente si affollano dubbi e perplessità? Come sentenziava il Divino Giulio "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina"…eccome!.

E a proposito di ciò e della Disfida, ricordate quando il 4 luglio del 2017, il Consiglio Regionale votò, all'unanimità, una mozione dei 5 Stelle tesa a "commemorare le vittime meridionali dei piemontesi nella giornata del 13 febbraio in cui ricorre la conquista di Gaeta (1861) e la capitolazione dei Borbone", cancellando di fatto dal "calendario della Storia" la Disfida di Barletta, conosciutissima in ogni angolo del mondo. O ancora, avete presenti le risultanze di un convegno del 2015 durante il quale venne stabilito, senza ombra di dubbio, che "la Cantina della Sfida non è la Cantina della Sfida e che la figura di Ettore Fieramosca, negli avvenimenti del 1503, deve essere sostituita da quella ben più carismatica ed importante di Consalvo da Cordova"?

Fossero stati ancora vivi personaggi dall'eccelso carisma umano, politico e soprattutto culturale quali Don Peppuccio Damato, il dott. Vito Lattanzio, il dott. Oronzo Pedico e l'ing. Arturo Boccassini, sarebbero alla testa, come lo furono giusto 92 anni fa, dei moti popolari scatenatesi dopo il tentativo di uno scippo clamoroso e cioè del monumento alla Disfida e dell'avvenimento stesso accaduto nel 1503. Indovinate un po' la città che voleva effettuare l'ennesimo "alleggerimento" ai danni di Barletta? Ma si, proprio Bari che, dopo l'acquedotto e il Concorso internazionale e Mostra regionale pugliese di macchine e prodotti agricoli (1926) divenuta poi la Fiera del Levante, voleva far diventare la Disfida non di Barletta ma di Bari.

Mi piace ripetere (rimanendo inascoltato) una frase che sin dai tempi della scuola, i professori e non solo loro, mi hanno ripetuto più e più volte la celebre frase "Historia magistra vitae" (Cicerone, De Oratore, II) e cioè la Storia è maestra di vita e proprio in forza di questa indiscutibile affermazione, viste le ripetute rivoluzioni copernicane che si sono tentate di attuare nei confronti della Disfida di Barletta, desidero riportare quello che è accaduto, 92 anni fa qui nella nostra Città, relativamente alle giuste rivendicazioni della popolazione barlettana in presenza di uno "scippo" che si tentò di perpetrare ai danni dell'intera collettività Barlettana e … riportando la frase di nostro Signore nella famosissima parabola del seminatore "chi ha orecchi per intendere, intenda ! ".

Nel 1931, come riporta don Peppuccio Damato nel suo libro "I Moti popolari di Barletta per la Contesa storica e il Monumento Nazionale della Disfida 3-10 Novembre 1931", un non meglio identificato Gioia di Trani pubblicò un "libércolo" con il quale "[…]si permise sostenere, con stiracchiati documenti che la Disfida… anziché gloria di Barletta è gloria di Trani […] e quivi fosse da elevarsi il Monumento Nazionale della Disfida". A tali infamanti affermazioni rispose, a mezzo stampa nazionale, il canonico Salvatore Santeramo, altra figura illuminata della storia locale.

Il conflitto storico fu ottima occasione per Bari, maestra nei secoli nel trovarsi al posto giusto nel momento giusto, per costituire nel capoluogo di provincia, il Comitato per il Monumento Nazionale della Disfida da erigere a Bari. La risposta della popolazione e delle istituzioni, ( è utile ricordare che si era in pieno ventennio fascista) non si fece attendere e dal 3 al 10 novembre del 1931 si scatenò una insurrezione popolare che si concluse con una "processione" del monumento, opera dello scultore Stocchi (Ettore Fieramosca che abbatte La Motte), sino in Piazza Roma.

Ovviamente la Città intera, imperando il Ministro dei Lavori Pubblici il barese Araldo di Crollalanza ( lo stesso che pose il veto per l'istituzione della Provincia di Barletta), fu accusata di antifascismo, "[…]venne assediata da truppe con la caccia all'uomo e nel pomeriggio del 10 novembre si ebbe la tragedia con sparatoria da parte dei Carabinieri contro la massa dei cittadini gridanti in via Municipio, dinanzi al Comune, con morti (la signorina Gargarella Antonia di 21 anni e l'undicenne Binetti Savino), feriti (50) e contusi (100), e con l'arresto di 38 squadristi e del Podestà Lamacchia con il Segretario del Fascio Boccassini che si trovavano a Roma".

L'accusa, dopo che al Duce furono presentati diversi e dotti memoriali, fu smontata e sei mesi dopo, il 14 aprile 1932, il Sottosegretario all'Interno Arpinati, in una audizione alla Camera sull'Ordine Pubblico affermò che " […]per i Moti di Barletta si è trattato unicamente di nobile obiettivo" della serie la Disfida, D'Azeglio me l'ha data, guai a chi ce la tocca.

Le considerazioni che scaturiscono dagli avvenimenti vecchi e soprattutto nuovi, riguardanti la Disfida, lascia alquanto perplessi perché i vaticini sibillini sono alquanto oscuri e popolati da ombre che non fanno intendere chiaramente il futuro. A proposito di quei famosi orecchi che dovrebbero intendere, come saggiamente ammoniva Sir Winston Churchill "Se il presente cerca di giudicare il passato, perderà il futuro"… amen.


Redazione



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