«Gli ultimi avvenimenti, che hanno suscitato perplessità e contrarietà, hanno visto quali protagonisti quella che è comunemente conosciuta come la Cantina della Sfida e l’amministrazione comunale di Barletta che Cantina della Sfida non ha fatto valere il diritto di prelazionenon ha fatto valere il diritto di prelazione sull’intero edificio in questione.
La particolarità che lascia perplessi e che ancora una volta mi dimostra come la “Storia” la conoscano veramente in pochi e che quei pochi non seguano affatto o ancor peggio dileggino la massima di Cicerone “historia magistra vitae”, è quella del precedente di 71 anni fa allorquando l’amministrazione comunale del tempo, guidata dal Sindaco Isidoro Alvisi, decise di acquistare la sola cantina e non l’intero stabile sito in via Cialdini per la stessa motivazione per la quale, oggi, non si è fatto valere il diritto di prelazione e cioè…i soldi.
Desiderate una motivazione, anzi tante motivazioni, per le quali non si è esercitato il diritto di prelazione? Palazzo Bonelli in corso Garibaldi acquistato ben 15 anni fa ( che spreco enorme di denaro pubblico!) per poi essere abbandonato così miseramente, ma anche l’ex Palazzo delle Poste che sta entrando, pian piano tra i monumenti che, come i gladiatori urlano “Ave, morituri te salutant”. O ancora l’ex convento S. Lucia, l’ex convento S. Andrea o Carcere, l’ex Convento di S. Maria della Vittoria o ex Anagrafe e l’ex caserma Carabinieri del Porto, “allo stato in condizioni di tale degrado statico/manutentivo da richiedere lo stanziamento di notevolissime risorse economiche (diverse decine di milioni di euro) per i lavori necessari a consentirne l’utilizzo”. Bastano?
Repetita iuvant e perciò riporto i fatti documentati di quello che successe. Tutto ebbe inizio con una lettera inviata in data 10 novembre 1928 dal Commissario Prefettizio dott. Vito Lattanzio alla signora Giuseppina Panunzio vedova Massari residente a Firenze in viale Milton n.3. In quella missiva il dott. Lattanzio chiedeva notizie relativamente al fatto che ” … nel Palazzo di Sua proprietà in Piazza della sfida, già casa Damato, vi è un quarto sfitto che questo Comune avrebbe designato di prendere temporaneamente in locazione per uso di Ufficio Leva. Nel pregare vivamente di compiacersi farmi conoscere con cortese sollecitudine quali sono le condizioni di fitto, Le sarò grato se, con l’occasione, volesse compiacersi manifestarmi altresì quali sarebbero le sue eventuali richieste ove mai (!!!) il Comune progettasse l’acquisto dell’intero stabile costandomi che Ella era intenzionata di vendere detto immobile…”.
La risposta naturalmente non si fece attendere ed appena tre giorni dopo (altro che posta celere ! n.d.r.) il 13 novembre 1928 la signora Giuseppina Panunzio dalla sua abitazione, sita in via Cernaia 1 a Firenze e non in viale Milton n. 3, rispondeva che “… il fatto del quartiere ch’Ella si compiace di chiedermi per codesto Comune è di £. 300 mensili. Circa poi le sue richieste per un eventuale vendita dello stabile mi riservo farle conoscere in seguito ad informazioni sul valore attuale del suddetto“. La corrispondenza tra la proprietaria della Cantina e il Commissario Prefettizio, che pressava sempre di più, divenne molto fitta fino a quando la Panunzio con lettera datata 12 febbraio 1929 comunicava che ” … la rendita lorda annua del quartiere complessivamente ascende a £. 12.000 circa“. A fronte di tale richiesta il Commissario Lattanzio dietro sollecitazioni che giungevano dal signor Michele Viterbo Commissario della Provincia di Bari, relazionava sull’iter della contrattazione spiegando che ” … per venire incontro al riscatto ed all’acquisto della casa della signora Giuseppina Massari Panunzio, dove esiste la celebre cantina nella quale venne fissata la “Disfida di Barletta”, per ridonarla alla Storia ed istituirvi nella stessa il Museo correlativo già formato da questo Comune, mi pregio comunicare che le trattative iniziate con la proprietaria non hanno condotto ad esito fortunato in quanto la signora ha presentato una rendita di £. 12.000 circa, un prezzo questo eccessivo e maggiormente inaccettabile sol che si pensi che il fabbricato trovasi in condizioni abbastanza trasandate sia in rapporto alle condizioni statiche che a quelle igieniche“.
La contrattazione si protrasse ancora per diversi anni. Tutto fu interrotto dall’irruzione tragica del secondo conflitto mondiale e riprese soltanto quando l’avvocato Fabrizio Rossi di Canosa, rappresentante della signora Antonietta Massari divenuta nel frattempo proprietaria della Cantina in quanto erede, con lettera del 9 dicembre 1948, comunicò al Sindaco del Comune di Barletta Isidoro Alvisi che la vendita dell’intero immobile sito in via Cialdini era possibile e che ” …il prezzo da pagarsi, non passibile di alcuna transazione, è di lire tre milioni. Qualora il Comune non intendesse acquisire il detto comprensorio ma unicamente, invece, la Cantina della Disfida il prezzo da pagarsi è di lire cinquecentomila “.
Tanto tuonò che piovve ! Infatti il 5 agosto 1949 con una raccomandata inviata dal Sindaco Alvisi al Ministero della Pubblica Istruzione – Amministrazione dei Monumenti, Musei, Gallerie e Scavi di Antichità. Comunicava che ” …ai sensi e per gli effetti della legge 20.6.1909 n. 364, denunzio a codesta Superiore Autorità che con contratto n°41 di Repertorio del 15 luglio 1949, registrato a Barletta il giorno 26 successivo al n°157 Mod.1° Vol.5° Serie 2^, è stato acquistato da questo Comune per la somma di £. 400.000 il seminterrato facente parte dello stabile del Secolo XIV sito in Barletta, denominato “Cantina della Sfida”, di proprietà della sig/ra Giuseppina Panunzio vedova Massari e per essa alla legittima erede sig/ra Massari Antonietta fu Raffaele vedova Fiani. Il predetto stabile è stato dichiarato di importante interesse storico fin da marzo 1937 e pertanto sottoposto alle disposizioni contenute nella citata Legge“.
Come diceva qualcuno…mondo era, mondo è e mondo sarà».