«Mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d'improvviso venivo dal vento rapito eincominciavo a volare nel cielo infinito».
Domenico Modugno nasce nel lontano 1928 a Polignano a Mare, il 9 gennaio. Sin da tenera età, in famiglia verrà chiamato “Mimì” per essere il più piccolo dei suoi fratelli. Grazie agli insegnamenti del padre imparerà a suonare la chitarra e la fisarmonica, dedicandosi anche alla scrittura di poesie.
Quando il padre viene trasferito per lavoro in un paesino in provincia di Brindisi, il piccolo Mimì comincia ad andare a scuola e a masticare il dialetto del paese per metà salentino, che ricorda il siciliano. Sarà attraverso questa lingua che intonerà le sue prime canzoni affermando di essere siciliano, prima e dopo la fama.
Frequentato l'Istituto di Ragioneria a Lecce, nel 1947 si trasferisce a Torino, all'insaputa del padre, per cercare fortuna e nuove opportunità. Dopo il servizio militare a Bologna ritorna nel suo paese d’origine e qui inizierà a esibirsi con la sua fisarmonica nelle serenate alle ragazze, conquistandosi la fama di sciupafemmine per via dei suoi baffi e delle sue doti artistiche.
Dopo essersi dedicato a spettacoli teatrali a Polignano, decide di partire nuovamente per altre avventure, questa volta a Roma. Sarà grazie alla città eterna e ad una borsa di studio vinta presso il “Centro Sperimentale di Cinematografia” che inizierà a presentare il suo talento sul grande schermo.
Presso l’accademia di cinema avrà modo di conoscere l’amore della sua vita, Franca Gandolfi, aspirante attrice che diventerà sua moglie nel 1955 e madre dei suo tre figli: Marco, Massimo e Marcello. «Era un’artista, voleva tutte le mie attenzioni per sé. Quando nel 1959 si ruppe una gamba e dovette restare per 45 giorni in clinica, pretese che io stessi lì giorno e notte. Mio figlio Marco aveva 40 di febbre, ma io per correre a casa a trovarlo dovevo aspettare che Mimmo si addormentasse» - raccontò con amore Franca, anni dopo la morte di Domenico.
Ottenuto un contratto discografico a Roma,Domenico Modugno comporrà canzoni in dialetto salentino e siciliano per ricordarne il folklore, cantando storie d’amore di pescatori e minatori. Ma sarà solo nel 1958 che conoscerà il successointernazionale con la vittoria del Festival Di Sanremo, per la canzone da lui scritta e cantata “Nel blu dipinto di blu”.
Raggiunto il successo in tutto il mondo per la liberatoria apertura delle braccia durante il ritornello, verrà soprannominato e conosciuto dagli americani come Mr. Volare. Così Domenico spiegò il suo successo negli Stati Uniti: «In una stazione radio del Michigan o dell'Indiana arrivò un signore con il disco mio e lo mandò in onda: il giorno dopo si ebbero duemila telefonate di gente che voleva risentirlo. Lo rimandò in onda: altre duemila telefonate. L'exploit di Volare nacque così».
Tournée, programmi televisivi, incisioni discografiche, 4 vittorie al Festival di Sanremo, 40 film girati per il cinema, concerti a Caracas, New York e Los Angeles. È così che Domenico Modugno ha raggiunto la vetta internazionale aggiudicandosi un posto tra i migliori cantautori che la storia della musica abbia mai avuto.
Durante la sua lunga carriera collaborò con poeti di grande fama come Salvatore Quasimodo, che gli diede l'autorizzazione per mettere in musica alcune delle sue poesie. Nel 1966 Modugno fu scelto da Pier Paolo Pasolini per cantare i titoli di testa del film “Uccellacci e uccellini” con la musica di Ennio Morricone. «Il mio incontro con Pasolini fu bello. Recitai nell'episodio Cosa sono le nuvole e dal titolo del film nacque anche una canzone, che scrivemmo insieme. È una canzone strana: mi ricordo che Pasolini realizzò il testo estrapolando una serie di parole o piccole frasi dell'Otello di Shakespeare e poi unificando il tutto».
Accanito fumatore per oltre trent'anni, nel 1984Mr. Volare fu colpito da un ictus durante la registrazione di una trasmissione televisiva. Nonostante le cure a cui fu sottoposto rimase con un lato del corpo paralizzato e con difficoltà a pronunciare la parola, cosa che lo costrinse ad abbandonare i riflettori.
Negli ultimi anni della sua vita, Modugno si dedicò alla politica divenendo deputato e dirigente del Partito Radicale. Durante la sua permanenza in Parlamento, si impegnò sui temi dei diritti delle persone disabili e sulle norme a tutela degli artisti.
Il 26 agosto 1993 Mimì tenne l'ultimo grande concerto della sua carriera a Polignano a Mare, sua terra d’origine, in occasione della riappacificazione con i polignanesi per essersi sempre dichiarato siciliano. La manifestazione di tre giorni chiamata “Modugno torna a casa” lo vide sfilare lungo la costa del paese a bordo di una barca. Al termine del concerto, dichiarò davanti a 70.000 persone: «Chiedo scusa, ma per la fame avrei anche detto di essere giapponese!».
E mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù, Domenico Modugno si preparava ad abbandonare lentamente questa Terra per incominciare a volare nel cielo infinito. Per un arresto cardiaco, il 6 agosto 1994 il mondo piange la perdita di un grande artista e di un grande uomo che si dipingeva le mani e la faccia di blu.
Il 31 maggio 2009 è stato inaugurato a Polignano a Mare, sul lungomare dedicato a Modugno, il monumento intitolato "Volare", ideato e realizzato da uno scultore argentino per ricordare il grande artista.
A Domenico, che tu possa continuare a volare.