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venerdì, 13  novembre 2020



07:00:00
Concorsi Arpal congelati, Damascelli: "Solo un grande bluff»
"Le istituzioni pubbliche, anziché garantire lavoro stabile, creano disagio sociale"



«Un grande bluff ai danni di oltre 100mila candidati, che ci hanno rimesso anche i dieci euro della “tassa” di partecipazione». Così Domenico Damascelli, ex consigliere regionale, commenta la notizia del congelamento del concorso Arpal per l’assunzione di 948 dipendenti a tempo indeterminato e di altri 181 a tempo determinato.

«Il Covid e lo spauracchio dei contagi – attacca – sono diventati il pretesto per giustificare un concorso-beffa, bandito a mero scopo elettorale dall’agenzia regionale che dovrebbe promuovere e gestire le politiche attive del lavoro». Damascelli ricostruisce poi i fatti: «Era il 22 luglio scorso quando, in piena estate e nell’imminenza delle elezioni regionali, l’Arpal Puglia pubblicava il bando per tre concorsi che promettevano assunzioni a tempo determinato per 181 posti, con scadenza 20 agosto 2020». 
«Il 6 ottobre – ricorda l’ex consigliere – l’Arpal ha comunicato il diario delle prove preselettive senza specificare però il luogo. Poi, colpo di scena, il 23 ottobre il commissario straordinario Arpal ha annunciato la sospensione e il rinvio di tutte le prove concorsuali riguardanti l’agenzia, vista l’emergenza sanitaria in corso». 

«Ma non è finita qui – prosegue Damascelli – perché il 9 novembre lo stesso commissario firma l’atto di affidamento del servizio di somministrazione di lavoro temporaneo di personale, con ruoli professionali diversi, presso l'Arpal Puglia alla Job Italia Spa, per un valore di circa 5,5 milioni esclusa iva. Praticamente un colpo di mano, con cui si assegna il servizio ad un’agenzia di lavoro interinale, per la durata di diciotto mesi rinnovabili. E invece, le assunzioni dei dipendenti vengono previste a soli sei mesi».

«Andando a spulciare gli atti – osserva l’ex consigliere regionale – si scopre che la determina dirigenziale con cui il commissario Arpal approvava l’espletamento di una procedura aperta telematica per il conferimento del servizio di somministrazione risale al 19 giugno scorso. Dunque, gli atti per la gara d’appalto per l’affidamento della somministrazione del lavoro a Job Italia sono stati preparati già a giugno, quando la curva dei contagi da Covid-19 era in netta flessione. Ergo, questo provvedimento non è frutto di una soluzione emergenziale dettata dalla recrudescenza della pandemia, ma era stato preparato e studiato a tavolino diversi mesi fa. Sarebbe stato fatto a prescindere dalla seconda ondata del virus, perché la predisposizione della gara risale appunto a giugno. E quindi si prendono in giro oltre 100mila candidati».

«Le istituzioni pubbliche, anziché garantire lavoro stabile, creano disagio sociale e sacche di precarietà. Perché, dopo aver lavorato per sei mesi, queste persone andranno a casa e ne saranno assunte altre, e dopo di loro altre ancora. E se mai verranno banditi i concorsi pubblici, i vincitori avranno diritto ad entrare rispetto agli ipotetici stabilizzandi, dando origine ad una lotta sociale», aggiunge Damascelli.

«Ma la domanda, più che legittima, è: si terranno mai questi concorsi? L’amara impressione è che si sia trattato solo di uno specchietto per le allodole, per portare facile consenso al mulino di Michele Emiliano e dei suoi amici, sulla pelle delle migliaia di candidati che hanno sperato in un contratto di lavoro. E voglio fare una domanda al presidente della Regione: chi firma un atto che non sa di aver firmato, come sostiene il commissario Arpal, può continuare a governare un’agenzia?», conclude Damascelli.


Redazione



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