Attualita
domenica, 13 dicembre 2020
07:00:00
Viaggiatori stranieri a Barletta nel Settecento: il filosofo George Berkeley
Prof. Filannino: "Berkeley passa nel Collegio dei Teatini, in quella che oggi è piazza Plebiscito"
Il primo viaggiatore straniero passato per Barletta nel Settecento di cui si ha al momento notizia è un ospite di prima grandezza, George Berkeley (1685-1753), uno dei più importanti filosofi dell’età moderna. Nel 1710 pubblicò uno studio che ha avuto conseguenze durevoli nella storia del pensiero occidentale: “A treatise concerning the principles of human knowledge”, in cui espose il famoso principio “esse est percipi vel percipere” secondo cui l’essere consiste nell’essere percepito e nel percepire, concludendo, in contrasto con altri filosofi del tempo, che ogni idea o sensazione non ha altra esistenza al di fuori della mente che la percepisce. Era nato nella contea di Kilkenny, in Irlanda; studiò presso il Trinity College di Dublino, dove fu lettore di greco, ebraico e teologia. Nel 1710 divenne ministro della Chiesa anglicana. Mente versatile ed irrequieta, dal 1716 al 1720 viaggiò in lungo e largo per l’Europa, lasciando nei Notebooks i suoi appunti di viaggio. Una studiosa americana sostenne che gli appunti, frammentari, sintetici, appena sbozzati, preludevano alla pubblicazione della prima guida di viaggio per il Sud d’Italia, lungo la strada per la Grecia, meta ambita degli intellettuali europei del tempo.
20 maggio [1717]
Da Canosa a Canne abbiamo costeggiato per circa sei miglia l’Aufidus, un fiume che in Inghilterra sarebbe ritenuto insignificante, con rive scoscese. Canne, chiamata Campi Diomedis. I suoi pochi ruderi su un piccolo colle, frammenti di colonne di marmo bianco, pezzi di mura, pietre tagliate, ecc. Niente di importante. Resta la porta romana. Al lato opposto il terreno è in salita. Si potrebbe credere che Canne non fosse più di un villaggio, ipotesi che concorda col racconto di Livio. Da una pietra, a Canne, ho copiato questa iscrizione:” Caius Iulius Saturnini lib. Heracula Aug. Sibi et C. Iulio Salpino filio Iuliae Soleriae. Cetera desunt”. A portare questa iscrizione era un piedistallo quadrato con due buchi rotondi in basso. Su un frammento di una colonna di marmo bianco si poteva leggere, inoltre “invicto Aug.”.
Berkeley vide Canne com’era prima delle campagne di scavi, dunque una collina misteriosamente anonima. Da Canne giunse a Barletta:
Il territorio fra Canne e Barletta è coltivato a grano, sul versante vicino al mare. Lo sperone d’Italia in vista. Barletta, situata in pianura sul mare. Ha un perimetro di due miglia. Strade larghe, quattro porte, un discreto molo, un castello ben fortificato. Colossale statua di Eraclio, alta più di cinque metri, trasportata qui da Costantinopoli nel 1204. Otto conventi di monaci e cinque di monache. Sede dell’Arcivescovo di Nazareth […]. 11.500 abitanti. Strade larghe, con begli edifici; tutto in rustico e in pietra tagliata a punta di diamante. La cattedrale è povera. Il colosso di bronzo di Eraclio è sistemato nella strada principale. Nella chiesa dei Gesuiti si legge questo epitaffio “Hectoris a Marra fratris memoria aeternitati amori marmor aes aurum Antonius a Marra posuit”. L’altare di Antonio della Marra, nella chiesa dei Gesuiti, è costato 1800 ducati; era l’unico benefattore, altre donazioni non sono state né ricevute né attese.
La chiesa dei Gesuiti è quella che oggi chiamiamo Monte di pietà e l’allusione alle donazioni in favore dei Gesuiti non è casuale. Berkeley passa poi nel Collegio dei Teatini, in quella che oggi è piazza Plebiscito ed all’epoca Paniere del sabato:
I Teatini hanno una biblioteca non molto vasta. Il priore, o meglio il Padre vicario ci ha fatto vedere in un armadietto della frutta finta come se fosse stata una cosa molto rara. Il padre piemontese parla con gusto di teatro, della corte, ecc..
Berkeley, dall’alto della sua cultura, avrà sorriso forse di quel Priore, ma era solo l’inizio:
N.B Il Padre vicario ci parla della tarantola. Aveva guarito diverse persone con la lingua di un serpente impietrito trovato a Malta: si beve il vino, in cui è stata bagnata la lingua, dopo il nono ballo, cioè l’ultimo, dal momento che si fanno tre balli al giorno per tre giorni. La malattia finisce solo con la morte della Tarantola. Il male si contrae mangiando frutta morsa dalla Tarantola. Il padre non crede che sia una finzione; ha guarito fra gli altri un Cappuccino ed è inconcepibile che questi abbia finto solo per il piacere di ballare. Ogni paziente ha delle preferenze per il colore degli addobbi. Tutto questo riferito dal Padre vicario.
La giornata riservava per Berkeley altre sorprese:
N.B. A Barletta l’osteria offriva una sistemazione per la notte solo ai muli e ai cavalli. Abbiamo dovuto trovarci, così, una camera in affitto in una casa privata, con letti comodi ecc; abbiamo comprato noi da mangiare.
21 maggio
Abbiamo lasciato Barletta alle 6 a.m. Lungo la costa, grano, delle viti. Recinti ai lati della strada, dove non c’erano recinzioni il terreno sassoso era incolto: poi ancora terre senza recinti con piccoli arbusti. 7.15, recinti, grano, vigne, fichi, a destra e a sinistra.
N.B. Torri basse e quadrate, stamattina, lungo la costa a una distanza tale da poter avvistare i Turchi. 7,38, vicino al mare, a sinistra. Vigne, fichi ed altri alberi da frutta senza interruzione fino a Trani.
Passeranno alcune decine di anni prima che un nuovo viaggiatore straniero giungesse a Barletta…
Prof. Michelangelo Filannino
Redazione