“I valori che accomunano i progetti d’arte negli spazi pubblici sono sempre collettivi, rivolti alla popolazione civile e accompagnati dal presupposto di migliorare la qualità della città dei cittadini”.
(Detheridge, 2007, 39)
"A fronte della crisi economica - spiegano i promotori dell'iniziativa Massimiliano Cafagna (Architetto) ed Erica Davanzante (Dottoressa in storia dell’arte) - che ha portato ad una riduzione di risorse a disposizione degli enti locali, alcuni edifici stanno subendo un progressivo deterioramento, che porta con sé una perdita di affezione e cura da parte dei residenti fino a generare sfiducia verso le istituzioni pubbliche. Insieme a questa degradazione estetica, si verifica anche un progressivo appiattimento culturale verso i beni comuni e, inevitabilmente, anche all'impoverimento della qualità dell'abitare. Il Covid 19 ci ha imposto spazi da orizzonti limitati, cerchiamo nei nostri quartieri aree verdi dove spendere i momenti di spensieratezza e molti ora s'interrogano sulle prospettive di partecipazione attiva che questi possono offrire a lungo termine.
Sentire oggi parlare di rigenerazione e riqualificazione urbana delle periferie sembra quasi scontato eppure in una così estesa città come quella di Barletta non c'è miglior momento storico per riportare all'attenzione la questione della bellezza en plein air e di quanto poco si faccia concretamente nel riconsegnare ai cittadini spazi di partecipazione sociale e culturale.
Un passo è stato fatto con Barletta BiblioHub all'interno della biblioteca per ragazzi “Aylan Kurdi” di Parco dell’Umanità. Progetto finanziato dal Ministero dei Beni Culturali all’interno del Piano Cultura Futuro Urbano “Progetto Biblioteca Casa di Quartiere” ma ciò non basta se ancora non sappiamo vivere e godere delle nostre periferie.
De Nittis e la rivoluzione della periferia è progetto ambizioso nato dalla necessità "dell'osservare". Si pone l'obiettivo di portare nelle periferie l'arte di Giuseppe De Nittis e in particolare quella parte delle sue opere che non appartengono alla collezione di Palazzo della Marra ma conservate nei musei più illustri di tutto il mondo.
Non opere qualsiasi ma quelle in cui il pittore ci restituisce l'impressione della città urbana e suburbana dipinta attraverso il suo occhio acuto che ne ha testimoniato i cambiamenti e la modernità; la veduta del National Gallery di Londra, conservata al museo Calouste Gulbenkian di Lisbona, Place des Pyramides del Musée d'Orsay a Parigi e l'opera Alle corse. Studio del Middlebury College Museum of Art di Middlebury, nel Vermont, vengono liberate e conosciute attraverso l'arte urbana.
I quadri stampati sulle pareti diventano un manifesto con il quale la città sceglie di voltare lo sguardo verso il bello ed in un’ottica di distanziamento sociale si riunisce attraverso l’arte.
Grazie alla tecnica dello "strett art wheatpaste", ovvero carta su parete, si può realizzare un vero e proprio museo diffuso tra le facciate sterili della periferia la cui finalità consiste nel recupero di quelle più degradate e attraverso il coinvolgimento attivo dei proprietari come attori della rigenerazione.
Esperienze più mature come il già noto festival di street art "Stramurales" di Stornara, in provincia di Foggia, e curata dall’associazione "Stornara Life aps", dimostrano che la creazione di poli culturali attivi nelle periferie siano in grado di portare numerosi benefici ai suoi abitanti ma anche all'economia circolare della periferia stessa.
Oppure, ancora per citarne uno, il "Without Frontiers, Lunetta a colori", festival di arte contemporanea che dal 2016 si svolge a Mantova, coinvolgendo artisti italiani e internazionali nella realizzazione di opere di arte urbana finalizzate alla riqualificazione e alla valorizzazione del quartiere Lunetta, nella periferia Nord della città.
Non utopia da sognatori, ma lucide possibilità per la città di Barletta grazie ai numerosi finanziamenti ministeriali e regionali che non vietano di far diventare una sperimentazione di arte urbana un vero museo a cielo aperto permanente".