Il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli ha annunciato per il 28 marzo il ripristino, dopo oltre 20 anni, del collegamento ferroviario diretto tra Bari e Napoli, con due coppie di treni andata e ritorno e un tempo di percorrenza di tre ore e mezza.
E' una buona notizia, in attesa dell'avvio dei lavori che si prevede finiranno nel 2026 per il completamento della linea ad alta velocità ed alta capacità Bari-Napoli, per cui sono stati stanziati 6 miliardi di euro e che consentirà ai treni di viaggiare a velocità di 250 Km/h, riducendo notevolmente i tempi di viaggio.
Devo tuttavia constatare che, pur trovandosi sul percorso del treno, attualmente previsto no-stop, la mancata fermata nella stazione di Barletta, che si aggiunge a quella di Foggia per via dell'utilizzo della deviazione denominata "baffo Cervaro", è penalizzante per un bacino di circa 1,3 milioni di residenti.
Per questi ultimi infatti, a differenza dei cittadini di Caserta e Benevento che dispongono rispettivamente di quarantacinque e tre collegamenti giornalieri diretti col capoluogo partenopeo, le uniche soluzioni disponibili sono quelle che prevedono almeno un cambio a Caserta.
Pertanto, dopo aver informato il Presidente della Commissione Trasporti in Senato, Mauro Coltorti, che ne condivide le ragioni, ho segnalato a Trenitalia l'opportunità e la necessità di coinvolgere anche le stazioni escluse, al fine di consentire l'utilizzo della tratta diretta Bari-Napoli a un maggior numero di utenti.
Infatti, come già avvenuto per la tratta Bari-Roma, l’aggiunta di una fermata nella stazione di Barletta, ha portato un notevole vantaggio per il territorio e ad un incremento di viaggiatori, a dimostrazione della validità della soluzione applicata.
Le fermate a Barletta e Foggia comporterebbero rispettivamente una dilatazione dei tempi di percorrenza di circa 5 e 20 minuti. Se Trenitalia dovesse ritenere eccessivo il tempo totale di viaggio, si potrebbe integrare perlomeno la fermata di Barletta, che influisce in maniera irrilevante sul tempo di viaggio.
Ricordiamoci sempre che incrementare l’offerta di trasporto pubblico significa anche limitare la circolazione dei mezzi privati, garantendo, quindi, una mobilità più sostenibile.
Il sud deve colmare un gap infrastrutturale che perdura da ormai troppo tempo. Il cambiamento parte anche da qui.