Le più belle favole iniziano sempre con il classico “c'era una volta”. E anche adesso, c’era una volta una città di nome Barletta, la Città della Disfida, una magnifica tifoseria al seguito e una stupenda squadra con il suo ottimo condottiero Giuseppe Farina da Caserta nelle vesti di Ettore Fieramosca da Capua, suo corregionale. Il nostro aveva dimostrato talento, esperienza e capacità di guidare la sua brigata ai massimi livelli vincendo tutto quello che era possibile vincere, due Coppe - Regionale e Nazionale - e la Promozione in Serie D, un triplete che nessuno avrebbe mai immaginato
Tutto questo, continua la favola, era avvenuto in una Città dove la politica locale da anni non era mai andata a braccetto con lo sport, specialmente con il calcio. Anzi, mettendoci del suo, aveva costretto la squadra biancorossa ad emigrare nella vicina Canosa e fissare lì il proprio quartier generale e il campo dove giocare le partite casalinghe. Il proprio stadio, il Cosimo Puttilli, chiuso da sette lunghissimi anni per infinite ristrutturazioni e spesso abbandonato a se stesso. Tre amministrazioni si erano succedute, prima la giunta Maffei, a seguito quella Cascella e infine la giunta Cannito, tutte e tre incapaci di andare oltre proclami di immediata risoluzione del problema che avevano ogni volta fatto credere alla tifoseria e alla cittadinanza in un pronto riscatto e in un’imminente riapertura. Invece magagne e imperfezioni non venivano mai risolte, né il Commissario Prefettizio anche lui in Comune ha saputo uscire fuori da questo assurda situazione. Ad oggi, e qui finisce la favola, che poi tanto favola non è visto che è storia che rischia di trasformarsi in triste realtà. Non si conosce ancora il giorno dell'apertura del povero Puttilli dopo sette lunghissimi anni.
Riavvolgendo il nastro voglio tornare a parlare della favola “vera” che la nostra ASD Barletta ci ha fatto vivere. Una squadra incredibile, una squadra vincente, una formazione costruita solo per dominare gli avversari e che ha dimostrato per l’intero arco del campionato tutto il suo valore, il suo potenziale e, perché no, la sua bellezza. Veder giocare una squadra così vorace, giocare a suon di gol, faceva desiderare che la gara non terminasse più dopo novanta minuti: sul volto della tifoseria si vedevano solo sorrisi e abbracci. Ammirare un centrocampo così aggressivo, con un Vicedomini sempre padrone delle geometrie, a volte è stato esaltante. E che dire di Pignataro? “Pigna facci un gol” è stato uno dei motti più intonati dai tifosi. Del capitano Massimo Pollidori, con le sue copertura faceva filtro tra difesa e centrocampo? E del gioiellino Antonio Cafagna che con la sua freschezza atletica distribuiva palloni su palloni ai nostri attaccanti? Abbiamo ancora nella mente il suo gol a Corato che diede all’undici di Mister Farina la certezza del primo posto del girone. E in avanti, di Vito Lavopa, il nostro fantasista che con le sue giocate ha deliziato l'intera platea biancorossa.
Degli altri pezzi da novanta come Sante Russo e Vito Morra che sulla loro fascia hanno contribuito ad accendere la tifoseria barlettana? E cosa si può dire del numero uno Tucci che, se in diverse domeniche è stato semplice spettatore, in alcune occasioni ha sfoggiato interventi decisivi da portiere di categoria superiore? Oltre a lui, tutto merito della difesa se il Barletta ha fatto registrare così poche reti subite. Telera, Marangi e Visani hanno garantito sempre valide coperture. Non solo, anche reti quando quest’ultimo in Coppa contro l'Ossese ad una manciata di minuti dalla fine ha insaccato la rete del 2-1 e della qualificazione in terra sarda. Infine Marco Milella, un crescendo il suo, un finale di campionato caratterizzato dalle sue sgroppate che spesso aprivano in due le difese avversarie affrontando gli avversari di prepotenza e dimostrandosi un vero e proprio attaccante aggiunto.
Una squadra che i tifosi barlettani porteranno sempre nel cuore per ricordare questa magnifica avventura: una classifica finale che ha fatto registrare 70 punti su 26 gare giocate, 23 vittorie, 73 gol fatti, 17 gol subiti e che hanno tracciato il percorso che dal campionato di Eccellenza Pugliese ha portato il Barletta in Serie D. In Coppa, l’ultima immagine, quella della finale a Rieti per Coppa Italia Nazionale vinta dai biancorossi al cospetto di quasi duemila spettatori accorsi da Barletta e da tutta Italia con l’intera famiglia a seguito per vedere il Capitano Massimo Pollidori alzare al cielo la Coppa. Domani potremo dire io, a Rieti, c'ero.